25 ottobre 1959: il corpo di Carmine Pitoni viene ritrovato in località Forca del Fuscello con un proiettile in testa, il suo taxi in viale Morroni a Rieti.
RIETI – Il 25 ottobre 1959 in località “Forca del Fuscello” di Leonessa, in provincia di Rieti, veniva ritrovato il cadavere di Carmine Pitoni, 33 anni, tassista reatino incensurato, morto ammazzato. Chi era stato l’assassino? Il caso “Pitoni” è uno dei tanti delitti senza colpevole che gli americani definiscono “cold-case”, “casi freddi”, ovvero crimini non sottoposti ad alcuna procedura giudiziaria per tutta una serie di motivi. Nella fattispecie le indagini non portarono a nulla e l’inchiesta venne archiviata nonostante ci fossero elementi indiziari da approfondire e verificare. Nel 2016 la tragica vicenda del tassista sabino ucciso con un colpo di pistola diventava una tesi di studio, per mano della nipote della vittima, Monica Pitoni, psicologa, che superava brillantemente un corso di alta formazione in Psicologia investigativa che ha visto come relatrice la criminologa Roberta Bruzzone.
Pitoni era un uomo sposato con un figlio. Persona perbene e gran lavoratore era stato operaio nello stabilimento Cisa-Viscosa, mentre dal 1957 aveva ottenuto la licenza come tassista di piazza. All’epoca dei fatti gli investigatori della polizia presero in esame ogni possibile movente: rapina occasionale, vendetta per motivi d’onore o d’interesse economico, testimone scomodo di delitti inconfessabili, o questioni di donne. Nulla però che portasse a conclusioni concrete. Gli agenti controllarono anche i movimenti di pregiudicati locali e di altre province, vennero verificati spostamenti e frequentazioni di persone uscite dal carcere, di parenti, amici e conoscenti e di soggetti residenti nella zona di viale Morroni dove, davanti al vecchio hotel Meli (edificio oggi adibito a casa di riposo) veniva rinvenuto il taxi di Pitoni, una Fiat 1400 scura, regolarmente chiusa e parcheggiata:
” Il cadavere di mio nonno era stato ritrovato, in località Forche del Fuscello, alle ore 7.35 del 26 ottobre 1959 da due operai – scrive Pitoni – in uno spiazzo limitrofo la vecchia provinciale Rieti-Leonessa. I due avvisarono subito i carabinieri che effettuarono i rilievi segnaletici e fotografici in loco. Nel frattempo, intorno alle 11, gli agenti della questura sabina rinvenivano il taxi del nonno in viale Morroni. Anche in questa circostanza venivano effettuati controlli e verifiche sui cittadini residenti…”.
Una volta identificata la salma gli investigatori rilevarono, all’altezza del lobo dell’orecchio destro, un foro di proiettile di arma da fuoco calibro 9. Dunque si trattava di omicidio ma perché il tassista era stato ucciso? E da chi? Nei giorni seguenti la polizia effettuò diversi interrogatori e persino un fermo di un indiziato poi rilasciato perché aveva un alibi di ferro:
” Nei giorni 27 e 28 ottobre vennero interrogati Rinaldi Ottorino, Sebastiani Alfredo, Matteucci Dino – prosegue Monica Pitoni – i quali fornirono delucidazioni in merito all’ultimo viaggio intrapreso dal Pitoni alle ore 21.50-22 circa del 25 ottobre. Rinaldi riferì che il Pitoni verso le ore 21.45 si era fermato con l’autovettura presso il distributore della Kendall situato nel piazzale della stazione dove si trovava fermo il Sebastiani per fare carburante.
Dissero che il Pitoni sembrava avere molta fretta e dopo il rifornimento, assieme ad un’altra persona sconosciuta seduta sul sedile posteriore del taxi, avevano ripreso la corsa. Nel frattempo anche Sebastiani ripartì dal distributore ma prima del Pitoni il quale lo sorpassò alle ore 22 e all’altezza dello Zuccherificio di Rieti mentre il signor Matteucci che incontrò Pitoni ebbe la sensazione che nell’auto ci fossero 4 persone compreso l’autista. La persona che era insieme al Pitoni, la stessa con la quale il tassista si trovava presso il distributore Kendall, era stata notata anche da Fernando Rinaldi, altro tassista, verso le 21.45 del 25 ottobre in piazza del Comune dove aveva incontrato Pitoni con il quale si era intrattenuto a parlare per alcuni istanti. Pare si trattasse di un uomo sulla trentina, alto, robusto, vestito di scuro, non meglio identificato…”.
Nella vettura di Pitoni venne rinvenuta un’agenda tascabile con su annotati, fra gli altri appunti, due numeri telefonici: “8252 e 2666”. Gli intestatari delle utenze erano due belle donne ma una volta interrogate non seppero, o non vollero, fornire elementi utili alle indagini. I passeggeri del taxi di Pitoni dunque erano uno o tre?
(prima parte)