Proposte choc per eliminare la tradizione, Babbi Natale che fanno discutere e un linguaggio politically correct per dire che le festività sono stressanti. La leggenda del Grinch pronto a rovinare tutto rivive su e giù per la Penisola.
Roma – ‘Coraggio amico, è Natale’, disse il Grinch, creatura solitaria e misantropa venuta fuori dal fumetto dello statunitense Dr. Seuss. E in effetti ci vuole coraggio contro il fuoco delle polemiche che si scatenano ogni anno attorno ai simboli, alle luminarie ‘colpevoli’ di inneggiare a ideologie politiche, ai Babbi Natale in tutù e all’incubo di ‘Spelacchio’ e altri alberi giudicati antiestetici e inguardabili.
Da Nord a Sud c’è una scritta finita sotto accusa: è l’insegna luminosa ‘XMas’, che pur volendo essere una abbreviazione dell’inglese Christmas ha turbato il sonno dei cittadini, da Brescia a Bari. Perché? Richiama inequivocabilmente la Decima Mas, il reparto dei mezzi d’assalto della Marina italiana che nel marzo del 1941 assunse la denominazione di X flottiglia Mas, dal motto dannunziano ‘Memento audere semper’. Un affronto farsi selfie e brindare alla Festa sotto quel simbolo che è apertamente schierato con i fanatici del Terzo Reich. Peccato che a Bari la scritta ‘XMas’ sia seguita dalla parola Love, ma non c’è Natale senza polemica, da destra a sinistra e da sinistra a destra.
Chi non ricorda lo scompiglio che due anni fa portò tra gli abitanti di Modena l’installazione di un Babbo Natale in tutù, che danzava su un carillon tra i passanti del centro storico? Il centrodestra della città emiliana lo bollò subito come simbolo della battaglia Lgbt, colpevole di rappresentare una figura della tradizione che avevo perso tutta la sua virilità. “È più un’icona arcobaleno – tuonò il senatore e coordinatore regionale di Forza Italia Enrico Aimi – per adulti ideologizzati, mezzo babbo e mezza babba, piuttosto che una figura da magia del Natale. Ma qui non si smette mai di fare politica, nemmeno di fronte ai bambini”. La precisazione del suo autore non tardò ad arrivare: sulla sua pagina Facebook, Lorenzo Lunati, replicò che era piuttosto un’opera simbolo della rinascita dopo la pandemia. “Un Babbo umano, che danza per liberarsi un po’ dal peso che si è portato sulle spalle per tutto questo tempo”.
E che dire del messaggio tutt’altro che equivoco lanciato dal presepe arcobaleno comparso nella chiesa dei santi Pietro e Paolo a Capocastello di Mercogliano, in provincia di Avellino. Accanto al Bambino Gesù ci sono due mamme, con buona pace di San Giuseppe, cancellato dalla tradizione cristiana e dai simboli della Natività. Il figlio di Dio questa volta è accompagnato da due donne, con una chiara motivazione ben chiara sottolineata dall’autore, don Vitaliano Della Sala: “Questo presepe è stato realizzato contro l’esclusione e le discriminazioni – ha dichiarato – per ricordare la lunga traccia di sangue che hanno lasciato nella storia”. Così, la scelta di posizionare due mamme (e un angelo) accanto a Gesù bambino rappresenterebbe proprio un segno di vicinanza alle persone della comunità Lgbt.
Ma si sa, sono gli Alberi di Natale i veri protagonisti delle piazze italiane durante le Festività. Ebbene, non siamo fortunati neppure in questo caso, perché la polemica è sempre in agguato. Spelacchio, l’albero di piazza Venezia a Roma ha aperto le danze dell’insulto. Brutto, storto, spennato e triste, eppure è diventato più famoso di un influencer. Il Grinch sarebbe davvero fiero dell’esperimento miseramente fallito. Da allora la maledizione di Spelacchio ha colpito molti altri abeti sparsi per le piazze italiane. Zerbino a Torino, paragonato a un campo da tennis in verticale nella città delle Atp finals. O la ‘Medusa’ apparsa lo scorso anno a Cologno Monzese, così ribattezzata dai suoi cittadini per le luci penzolanti che richiamavano le forme di un invertebrato marino.
Insomma, ‘mai dire Natale’ sembra essere lo slogan perfetto di questi tempi. Lo sanno bene all’Istituto Universitario europeo di Fiesole che ha lanciato una proposta giudicata da molti ‘choc’: cambiare i riferimenti al Natale usando la definizione ‘Festa d’Inverno’, per allargarne il significato in modo da abbracciare le diverse religioni. La nuova prorettrice dell’ateneo toscano che si occupa di uguaglianza, diversità e inclusione ha inserito questa definizione tra le linee guida, spiegando che “verrà prestata attenzione per garantire che la celebrazione delle festività e degli eventi sia comunicata con un linguaggio inclusivo”, riconoscendo “le diverse religioni e credenze”.
Inutile dire che attorno all’ente di studio e di ricerca finanziato dall’Unione europea che ha sede nella badia di San Domenico di Fiesole è scoppiata la polemica. Il deputato di FdI, Antonio Baldelli si è schierato a difesa della tradizione nazionale, gli ha fatto eco l’eurodeputata della Lega Susanna Ceccardi:
“Non si tratta solo di una questione di rispetto verso tutti i cattolici, ma di un tratto distintivo della nostra cultura millenaria che affonda le sue radici nel cristianesimo”. E il coordinatore toscano di Forza Italia, Marco Stella, ha promesso un’iniziativa perchè i comuni della regione si facciano “garanti delle tradizioni e delle radici cristiane” auspicando che l’ateneo di Fiesole mantenga “tutti i riferimenti al Natale”.
Non è la prima volta che il vento d’Europa sembra soffiare contro la tradizione e i simboli del Natale: ‘Ogni persona in Ue ha il diritto di essere trattato in maniera eguale senza riferimenti di genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale”, ha stabilito l’Unione Europea nelle sue linee guida sulla comunicazione. E anche le festività non devono – secondo Bruxelles – più essere riferite a connotazioni religiose, come il Natale, ma citate in maniera generica: si dovrà dire, ad esempio, le ‘festività sono stressanti’ e non più ‘il Natale è stressante’, dice il documento della Commissione dal titolo ‘Union of Equality’.
Insomma, sono in molti, non solo il Grinch ad avere un solo obiettivo. Sabotare il Natale.