Mafia, blitz tra Palermo e New York. Il boss: “Meno violenza, pizzo più basso”

Nuova inchiesta antimafia di polizia e Fbi scopre i legami d’affari tra la famiglia newyorkese dei Gambino e i clan di Partinico, Borgetto e Torretta.

Palermo – Nonostante la sfilza di arresti e omicidi eccellenti che nel corso degli anni hanno dissanguato Cosa nostra tanto in Sicilia quanto in America, i rapporti criminali e l’unione tra famiglie mafiose siciliane e statunitensi non si sono mai interrotti, sono cambiate soltanto le modalità e gli interlocutori. E’ quanto hanno scoperto la polizia italiana e i colleghi dell’Fbi statunitense che nelle scorse ore hanno arrestato 17 persone tra Palermo e New York.

Dieci i provvedimenti di fermo eseguiti a New York, sette in Sicilia. I reati ipotizzati dall’inchiesta coordinata dalla Dda di Palermo, sono di associazione mafiosa, estorsione, turbativa d’asta e incendi aggravati dal metodo mafioso. Secondo l’accusa, tra le due sponde si muovono traffici di droga ma anche affari attraverso scommesse sportive e l’import-export di prodotti agricoli.

Il vecchio padrino dalla Sicilia consigliava i “cugini” americani

L’inchiesta, coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Giovanni Antoci, si è concentrata sulle famiglie mafiose di Partinico, Borgetto e Torretta. Quest’ultima fu coinvolta negli anni Ottanta nell’inchiesta Pizza Connection condotta da Giovanni Falcone che ricostruì i rapporti tra le mafie di vecchio e nuovo continente. Oltreoceano, invece, a reggere le fila del malaffare sono i Gambino, gli “eredi” di Frank Calì, assassinato nel 2019 davanti alla sua casa a Staten Island.

L’uomo chiave in Sicilia sarebbe invece Francesco Rappa, 81 anni, che negli anni Settanta era stato arrestato a New York per il ritrovamento di 82 chili di eroina nascosti dentro una Cadillac imbarcata a Genova, e successivamente negli anni Novanta e nel 2004 è finito in manette in Italia con l’accusa di associazione mafiosa perché ritenuto reggente della famiglia di Borgetto, nel Palermitano. Sarebbe stato proprio il vecchio boss a suggerire ai cugini americani di chiedere somme ragionevoli per non inimicarsi le vittime. Una strategia che il racket del pizzo mafioso in Italia attua da tempo e che ora, su consiglio del vecchio capomafia di Partinico, adottano anche oltreoceano. Sempre seguendo i suggerimenti del boss storico, gli americani avrebbero deciso di abbandonare le azioni violente nei confronti delle vittime optando per una linea più soft.

L’inchiesta ha anche accertato che, in vecchie estorsioni commesse a danno di ristoratori di origini siciliane da anni a New York, Cosa nostra siciliana avrebbe aiutato i clan americani a incassare facendo pressioni sui familiari delle vittime che vivono ancora in Sicilia. Decine, infine, i taglieggiamenti a imprese edili della Grande Mela commessi dai Gambino e scoperti dall’Fbi.

Diciassette arresti di polizia e Fbi tra Palermo e New York

“Questa operazione rappresenta l’ennesima dimostrazione di quanto sia pericolosa e ramificata la rete di legami dei clan siciliani con le famiglie mafiose americane. La collaborazione tra gli inquirenti italiani e quelli americani ha portato alla luce una serie di collegamenti che vedono al centro dell’azione mafiosa lo spaccio di stupefacenti e le estorsioni, un quadro complesso e preoccupante che, come dimostrano queste arresti, non conosce confini. Sono da sempre convinta che un fenomeno globale come la mafia abbia bisogno di una risposta globale e le brillanti indagini di oggi, condotte in piena sinergia dallo Sco e dall’Fbi, ne sono la conferma”, queste le parole del presidente commissione Antimafia, Chiara Colosimo.

Palermo –

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