Un brutale stupro ripreso su video diventa oggetto di richieste perverse online, mentre uno degli accusati viene rilasciato in comunità per “resipiscenza”. L’inefficacia delle misure cautelari contro la violenza di genere è sotto la lente d’ingrandimento.
Roma – Cento cani su una gatta. Potrebbe trattarsi del titolo di un film del regista Quentin Tarantino, maestro indiscusso del genere pulp. Si tratta di uno stile letterario che propone contenuti forti, crimini violenti, efferatezze e situazioni macabre. E’ considerato un cinema dell’eccesso, con molte situazioni di violenza gratuita raccontate, però, con piglio grottesco, in modo da dare l’impressione di essere quasi distaccato di fronte a quello che è rappresentato. In realtà il termine “pulp”, che vuol dire “polpa, poltiglia”, era usato negli USA negli anni ’30 del XX secolo, con riferimento al sensazionalismo e alla scadente qualità letteraria dei racconti pubblicati nei periodici popolari, detti pulp magazines perché stampati su carta dozzinale, ricavata direttamente dalla pasta di legno.
Purtroppo non è né un film, né un racconto letterario, ma la sconvolgente frase pronunciata da uno dei 7 ragazzi indagati per lo stupro di una ragazza di 19 anni avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo. Per la cronaca, la frase completa è stata: “Mi sono schifato, eravamo 100 cani su una gatta. Ma la carne è carne”! Come spesso succede tra ragazzi “la grande impresa” è stata ripresa da un telefonino, per immortalare l’orrido gesto. Con la ragazza che implorava di fermarsi, mentre i carnefici continuavano la loro opera di sfregio del corpo e dello spirito di una ragazza, che forse voleva passare solo una sera in compagnia. E’ però grazie al video che gli inquirenti sono riusciti a ricostruire i fatti.
Questo video pare che giri on line e sembra diventato un oggetto di desiderio da parte di persone pronte a tutto pur di esserne in possesso. Una sorta di consenso efferato ad una situazione già obbrobriosa di per sé. Su alcuni gruppi Telegram sono spuntati utenti alla spasmodica caccia delle immagini. Un modo per alimentare l’orrore. Addirittura ci sarebbero persone pronte a pagare pur di avere il video dello stupro. Il quotidiano “La Repubblica”, infiltratosi nelle chat, ha pubblicato la notizia secondo cui le richieste del video si ripetono all’interno dei gruppi Telegram.
Inoltre sono emerse delle conversazioni con contenuti pedopornografici e di revenge porn, ovvero della condivisione pubblica di immagini e video ondine, senza il consenso dei protagonisti. Uno dei sette ragazzi è stato scarcerato e affidato in comunità con la motivazione di “resipiscenza! Con questo termine, dal punto di vista giuridico, si intende quel contegno del colpevole, volontario ed efficace , atto a impedire o attenuare o eliminare le conseguenze del reato. In poche parole è l’atto del ravvedersi, riconoscendo espressamente il proprio errore. Non si vuole mettere in dubbio gli aspetti giuridici del provvedimento, ma è doveroso rimarcarne l’inopportunità.
Il ravvedimento ha a che fare col pentimento. Sono sviluppi che non avvengono dalla sera alla mattina, ma sono lunghi laboriosi, parlano alla propria coscienza. Si tratta, quindi, del riconoscimento della propria colpa, associato, sul piano morale, a un atteggiamento di autocondanna e, su quello religioso, al fermo proposito di non ricadervi. Tutti requisiti che non pare possano appartenere ad un giovane di 18 anni che ne avrebbe di strada da percorrere per arrivare a ravvedersi! Tuttavia questi episodi associati al fenomeni di femminicidio e stalking, a cui le istituzioni preposte non sembrano in grado di predisporre misure cautelari, sono molto sottovalutati E l’ora di svegliarsi.