L’incendio divampato ieri in tarda serata all’aeroporto internazionale Vincenzo Bellini di Fontanarossa a Catania fa e farà parecchio discutere, sia per le sue cause sia per le sue conseguenze. Aperto un fascicolo d’inchiesta. Giuseppe Rosano, presidente di Noi Albergatori Siracusa, invoca nuove soluzioni.
Siracusa – Dopo l’incendio che ha colpito la scorsa notte l’aeroporto di Catania, lo scalo resterà chiuso, secondo quanto annunciato dalla compagnia che lo gestisce, la Sac, fino alle 14 di mercoledì 19 luglio. Lo stesso scalo etneo, sul proprio sito web, suggerisce di “contattare i vettori per informazioni sui voli“. In merito a questo episodio, il presidente di Noi Albergatori Siracusa, Giuseppe Rosano, dà il suo punto di vista, sottolineando la precarietà della situazione infrastrutturale isolana: «Per i viaggiatori residenti e turisti in partenza e in arrivo: quale misure sono state approntate per riparare al disagio? L’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, ha assicurato collegamenti straordinari tra l’aeroporto di Catania e gli scali di Palermo, Trapani e Comiso attraverso treni e autobus. Qualche compagnia aerea ha previsto addirittura la destinazione Napoli, in alternativa a Catania».
«È del tutto evidente che le infrastrutture di viabilità e trasporti in Sicilia sono assai precarie. Viene quindi facile immaginare che per i siciliani (per loro c’è sempre qualcuno disposto a prelevarli ovunque) e principalmente per turisti che hanno scelto di godersi una vacanza nelle destinazioni turistiche dell’area ionica, l’incendio dello scalo aeroportuale si sta trasformando in un incubo. Oltre alle mancate comunicazioni e al disagio subito per i mancati arrivi e partenze dall’aeroporto di Catania, queste persone dovranno assoggettarsi per coloro destinati a Trapani: da 11 a 16 ore di viaggio in treno, con tre cambi, per arrivare a Catania. Più consolante ma sempre pesante la scelta del pullman che impiega, per il medesimo percorso, lo stesso tempo di un treno da Napoli a Milano» ha proseguito Rosano.
«Gli albergatori della Sicilia orientale stanno ricevendo in queste ore modificazioni e cancellazioni di prenotazioni, che inevitabilmente apporteranno un danno economico a tutto il comparto turistico: danno che non imputeremo ai turisti con la tipica penale “mancato arrivo”. Quello che più preoccupa è il fatto che un accadimento, diciamo, casuale, dovrebbe farci riflettere sul fatto che le infrastrutture ferroviarie, stradali e autostradali in Sicilia sono ancora a pagina zero» spiega Rosano.
«Va ricordato che per la provincia di Siracusa gli arrivi sullo scalo catanese, rappresentano una fetta di circa il 28% dei viaggiatori (esclusi residenti e fuorisede) diretti alle strutture ricettive della provincia. Ed è una fetta consistente, a rischio se dovesse prolungarsi la chiusura dello scalo. Tant’è che, qualora la riapertura dell’aeroporto non dovesse avvenire entro il 19 luglio, come annunciato, il danno al comparto turistico sarà notevole. Non bisogna perdere altro tempo a persuadere coloro che ancora avversano la sua realizzazione, che l’unica speranza che possa cambiare lo stato pietoso della mobilità in Sicilia, sia la messa in esecuzione del ponte sullo Stretto di Messina. Se il ponte non verrà realizzato, lo stato delle opere stradali e ferroviarie rimarrà perennemente increscioso agli occhi dei turisti e degli stessi siciliani. E ciò non potrà che danneggiare la stessa economia isolana» conclude Rosano.