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Giornata nera per maggioranza e Governo

Polemiche e tensioni al Senato e alla Camera, mentre il parere sul Mes divide la maggioranza, scatenando le ire dell’opposizione.

Roma – L’Italia è l’unico Paese a non aver chiuso il dossier Mes. Giornata nera per la maggioranza e il Governo in entrambi i rami del Parlamento: Senato e Camera. A Palazzo Madama, in commissione Bilancio, la maggioranza non riesce ad approvare il parere sui nuovi emendamenti al decreto-lavoro in vista dell’approdo in aula. Finisce, così la giornata tra le polemiche e le tensioni per l’assenza di Forza Italia, nonostante gli azzurri smentiscano che il vuoto da loro lasciato avesse significato politico. In commissione Esteri alla Camera, invece, piomba un parere del Ministero dell’Economia che smentisce i rischi legati alla ratifica del Mes, scatenando le ire in particolare di Fratelli d’Italia, che ha chiesto l’audizione del ministro Giorgetti.

Ma la ripercussione maggiore è nella maggioranza. Infatti, in commissione erano previste votazioni, ma alla fine si è deciso per un rinvio di 24 ore per non rendere palese la spaccatura tra il Tesoro e le forze politiche che sostengono l’esecutivo. Tuttavia, Fdi è sul piede di guerra e ha annunciato che la commissione Esteri vuole ascoltare il parere del Mef dalla viva voce del ministro Giancarlo Giorgetti. Il clima è rovente, mentre l’opposizione parla di “sprovveduti al Governo” e rincarando la dose accentua il malumore interno alla maggioranza per lo scivolone. Uno scivolone forse accidentale, ma che ha tutte le caratteristiche di una grossolana orchestrazione ultra-muraria, anziché interna al Parlamento. Chissà.

Tanti i retroscena, le giustificazioni, la rabbia e le scuse per un incidente, che forse con un po’ di zelo in più poteva evitarsi. Insomma, il finale senza troppa suspense è che i partiti che sostengono il Governo non sono riusciti a ottenere la maggioranza in commissione Bilancio al Senato sul parere al nuovo pacchetto di emendamenti (circa una decina). La votazione è finita in pareggio, 10 a 10. Decisiva l’assenza dei senatori di Forza Italia. E qui aleggia lo spirito inquieto dei “Berlusconi boys”.

Polemiche sull’assenza di Forza Italia.

“Quello che è accaduto in commissione Bilancio non ha alcuna rilevanza politica. Già avevamo annunciato un impegno di gruppo. Il senatore Lotito ed io, componenti della Commissione, siamo sempre presenti e lo eravamo anche oggi, ma siamo arrivati con 15 minuti di ritardo”, si giustifica l’azzurro Dario Damiani, secondo grande assente in virtù dei festeggiamenti per il proprio compleanno.

Ma le opposizioni non si lasciano scappare l’occasione. Da Conte a Calenda a Schlein, i leader parlano di maggioranza che si schianta su un provvedimento-simbolo. Per il leader di Azione, in particolare, questo sarebbe addirittura il primo segnale di Forza Italia nell’era post-berlusconiana. Al Senato, infatti, è forte la componente che fa riferimento alla presidente Licia Ronzulli, che, peraltro, ha una posizione di maggiore smarcamento rispetto al Governo.

Dal punto di vista dei lavori, la commissione è stata sospesa e poi riconvocata per esprimere un nuovo parere, diversamente gli emendamenti non potrebbero essere votati in aula. Ma il temperamento focoso del leader di Azione non lascia ipotesi di compromesso.

Carlo Calenda ha fortemente polemizzato con il Governo.

“Dire che non è il momento politico per ratificare il Mes mi sembra una gigantesca supercazzola, per usare una battuta del famoso film Amici miei…”. Lo ha detto proprio Carlo Calenda ai microfoni di Radio anch’io, per poi ribadire il concetto su Twitter: ‘”La supercazzola della maggioranza sul Mes è lo specchio di un Governo in stato confusionale”. Il problema è che il Governo aveva detto che “il Mes era il male assoluto e ora deve trovare il modo di ratificarlo, rimangiandosi tutto quello che ha detto sino ad oggi. È l’ennesimo urlo sovranista che diventa bisbiglio”.

Soffia così sul fuoco il leader di Azione. Insomma, dilettanti allo sbaraglio. L’opposizione, così, improvvisamente si ricompatta, ma solo per criticare la maggioranza.

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