Un sofisticato giro di truffe e dichiarazioni dei redditi con dati fittizi permetteva a due individui titolari di varie società di abbattere i crediti di imposta: entrambi rischiano il carcere.
Modena – Su delega di questa Procura della Repubblica, la Guardia di Finanza di Modena ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della misura cautelare personale della custodia in carcere e reale del sequestro preventivo di quasi 7,5 milioni di euro emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Modena nei confronti di due indagati gravemente indiziati di essere i promotori di un’associazione per delinquere avente come scopo quello di compiere una serie indeterminata di reati societari e fiscali finalizzati all’effettuazione di indebite compensazioni utilizzando crediti tributari inesistenti.
Il provvedimento cautelare è stato emesso all’esito di una complessa attività d’indagine, coordinata da questa Procura e condotta dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Modena, a partire dal mese di settembre 2021, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati, a vario titolo, di 34 persone.
In particolare, le indagini svolte hanno consentito di individuare un sodalizio che, mediante varie società a loro direttamente o indirettamente riconducibili distribuite nel Centro e nel Nord Italia, nonché attraverso l’intervento di consulenti fiscali compiacenti, ha presentato bilanci societari riportanti fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero e modelli dichiarativi IVA con dati fittizi e redditi falsificati al fine di far emergere crediti fiscali inesistenti, per un valore pari a quello oggetto del provvedimento di sequestro emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari. Detti crediti venivano ceduti, prevedendo – di norma- una “tariffa” pari al 20% del loro valore nominale, a terzi imprenditori che li utilizzavano per abbattere le imposte dovute.
L’attenta analisi effettuata dai Finanzieri sulla documentazione contabile ed informatica, acquisita in occasione della perquisizione delegata da questa Procura della Repubblica ed eseguita nel luglio dello scorso anno, ha permesso di ricostruire, altresì, come alcuni indagati avessero rilevato la proprietà di una squadra di calcio (all’epoca dei fatti militante in serie C e poi dichiarata fallita) in grave situazione debitoria, soprattutto con l’Erario, “risanandola” grazie all’utilizzo di crediti fittizi per circa 3 milioni di euro.
Gli indagati colpiti dalla misura cautelare personale sono stati rintracciati presso le proprie abitazioni ubicate nelle città di Milano e Napoli.