Nell’antica Grecia, culla di cultura e democrazia, col termine “polis” si indicava la città-Stato e il relativo modello politico tipico in quel periodo storico.
Roma – Il modello prevedeva l’attiva partecipazione dei cittadini liberi alla vita politica. La loro particolarità non era tanto la forma di governo, democratica od oligarchica, ma l’isonomia, ovvero tutti i cittadini liberi erano sottoposti alle stesse norme di diritto. Ora una nuova forma di Polis sembra sia rinata. In realtà si tratta del progetto a cura di Poste Italiane che ha riunito, qualche settimana fa, i sindaci dei 7mila Comuni con meno di 15mila abitanti.
Un investimento di 1,2 miliardi di euro, 800milioni dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e 400 dall’azienda stessa. Il piano prevede l’introduzione negli uffici postali, per i cittadini dei piccoli centri, di “sportelli unici di prossimità” e di “spazi per l’Italia”, in quella che sarà la più grande rete di coworking nazionale (lavoro in condivisione). In realtà ad essere condiviso è l’ambiente fisico di lavoro, restando le attività indipendenti. Si tratta di un vero e proprio raduno sociale di un gruppo di persone che, pur non facendo lo stesso lavoro, ne condividono alcuni valori e sono attratti dalla sinergia che si sviluppa a contatto con persone di talento.
Non potevano mancare frasi di circostanza intrise di retorica, come quelle dell’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, che con orgoglio e piglio ha dichiarato:
“Siamo riusciti a coniugare il business con l’impegno per il Paese. Siamo riusciti a non chiudere molti uffici postali nei piccoli Comuni, che erano nella lista di passare a miglior vita, come si dice in questi casi. Col progetto Polis vengono rilanciati non solo gli uffici postali, ma vi trasferiamo all’interno anche servizi della pubblica amministrazione. Sono 40 gli uffici “Polis” già funzionanti e altri cantieri saranno aperti, ben 1500 entro la fine dell’anno.
Verranno installati 7mila Atm Postamat, 4mila postazioni per l’erogazione di servizi pubblici self service, 500 armadietti per la consegna di pacchi, 5mila colonnine di ricarica per veicoli elettrici, mille impianti fotovoltaici, sistemi di smart building (edifici intelligenti) e di monitoraggio ambientale. Mille spazi esterni verranno attrezzati per accogliere iniziative culturali, di salute e benessere. 250 “spazi per l’Italia” (80 nei piccoli Comuni) creeranno poi una rete di coworking con oltre 10mila postazioni di lavoro e sale di riunione”.
Nei nuovi uffici “Polis” si potranno rinnovare documenti di identità, ottenere atti e certificati anagrafici, giudiziari, previdenziali e accedere a servizi delle Regioni, come i Cup per le prestazioni sanitarie. Inoltre, accedere ad altri tipi di servizi, come, ad esempio, quelli assicurativi per le casalinghe alle pratiche delle patenti nautiche. In futuro è previsto di poter usufruire, anche, di offerte di luce e gas.
Come comuni cittadini, innanzitutto, si spera che tutte queste promesse vengano realizzate e che siano, di fatto a vantaggio della popolazione dei piccoli Comuni. Quest’ultimi, com’è noto, costituiscono un tratto caratteristico della struttura territoriale italiana, non solo per il loro elevato numero, ma anche per il fatto che sono un esempio di economia e turismo sostenibile. Non vorremmo che con tutto questo flusso di denaro le iene fameliche (aziende in odore di mafia, corruttori pronti a tutto, amici degli amici) siano pronte ad affilare gli artigli per ghermire la preda e divorarsi il lauto pasto. Ben venga il progetto “Polis” se è a vantaggio della collettività, altrimenti, basta: abbiamo già dato!