Un nuovo acronimo si fa largo nel rutilante mondo del Web. Concerne gli uomini non più “di primo pelo” che attraggono maggiormente l’altro sesso. Cosa li rende così accattivanti? Doti affatto banali.
Roma – Nell’immensa prateria virtuale che è il Web, da qualche anno, circolano immagini e commenti entusiasmanti e seducenti per i Dilf. Non si tratta né di una particolare razza di quadrupedi canina e neppure di un suono sincopato. Si tratta, invece, dell’acronimo di Dad I’d Like To Fuck, la cui traduzione letterale “ripulita” è più o meno: “papà con cui mi piacerebbe fare all’amore”.
In origine ci sono stati David Beckham e Brad Pitt. Il primo è stato calciatore, poi dirigente sportivo e star della pubblicità. Il secondo è un famoso attore e produttore cinematografico. Oggi è il turno di Ryan Gosling, attore canadese e Chris Martin, cantautore britannico. Tutte le fan cadono ai loro piedi e non c’è teenager che non desidererebbe andare a letto con uno di loro. Ma cos’è che li rende così accattivanti? Semplice: sono papà che si prendono cura del loro pargoli. Li mettono a letto, preparano i biberon e cambiano i pannolini. Dovrebbe trattarsi di un aspetto consueto della vita di coppia, invece i retaggi della cultura maschilista sono duri da cancellare e vige ancora la classica situazione in cui è la donna a prendersi cura dei bimbi.
Se il significato dell’acronimo ha una connotazione a sfondo sessuale, in realtà cela un aspetto più profondo. Ovvero, la sensibilità e la cura sono i nuovi tratti seducenti. Il termine Dilf è il contraltare femminile di Milf. Entrambi sono immaginari erotici. Ma mentre il secondo era consolidato in una griglia concettuale ancorata a ruoli ben definiti, il primo sta capovolgendo gli stereotipi legati alla paternità. Fino a qualche tempo fa diventare papà significava anche una perdita di fascino rispetto a chi decideva di non esserlo. O perché troppo giovane o per il fatto che si trasmetteva l’immagine di uno più interessato al sesso senza tanti fronzoli. Oggi, invece, proprio essere padre suscita un sussulto nelle fan. I motivi del loro successo sono vari e tanti, ma sono il frutto dei veloci nel costume sociale degli ultimi anni.
Da una parte, le donne, finalmente, si stanno opponendo con decisione allo stereotipo di mogli o compagne fedeli. Dall’altro, è possibile che l’immagine dello “scapolo d’oro” che non vuole impegnarsi in relazioni serie, sia un po’ stantia e abbia fatto il suo tempo. Soprattutto è associata a poca serietà e stabilità. L’immagine di un adulto maschile che gioca con un bambino richiama alla mente la dolcezza e tenerezza che un individuo esprime per prendersi cura dell’altro, evidenziando, inoltre, la propria vulnerabilità. Tutto il contrario del maschio “macho” che per decenni ha rappresentato l’icona del genere maschile: duro e poco incline ad esprimere i propri sentimenti. Altrimenti veniva scalfita la propria “virilità”.
Leggendo questo cambiamento in maniera superficiale, si potrebbe pensare che basta diventare “papà” per risultare seducenti. Non è proprio così, perché essere Dilf va al di là della sua rappresentazione simbolica. Vuol dire essere in grado di manifestare empatia, prendersi cura delle persone e allontanarsi da quella vecchia visione patriarcale, per cui la mamma accudisce la casa e il papà pensa al lavoro. La speranza è che questo processo di trasformazione dei rapporti all’interno di una coppia con figli sia il più celere possibile. Anche se si sta imponendo per il fatto che “l’uomo Dilf” sia più attraente, quindi per un aspetto di visibilità e di immagine, va bene lo stesso. L’importante che il meccanismo sia stato messo in moto, per la “piena consapevolezza” dell’essere maschio e genitore e, quindi, soggetti accudenti, restiamo in fiduciosa attesa!