Una telefonata anonima minaccia la strage: se Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame, non sarà graziato dal 41-bis, le cellule anarchiche si vendicheranno con un “grave attentato”. Questo il contenuto della telefonata anonima indirizzata al Resto del Carlino.
Bologna – Il terrorismo anarchico è tornato realtà o, almeno, cosi pare. Alfredo Cospito rischia di diventare un simbolo politico nel nome del quale i compagni di lotta verseranno sangue: cosi é a dare credito alla terrificante telefonata anonima ricevuta dalla portineria del Resto del Carlino. Si parla di un “giovane dal leggero accento bolognese”: la Digos indaga a tappeto, mentre Sanremo viene blindata per il terrore di altre ritorsioni di matrice anarchica.
Man mano che lo stato di salute di Cospito, ideologo, militante e terrorista anarchico, si aggrava, la pressione degli anarchici in Europa si fa più tangibile e violenta. Abbiamo visto proteste e manifestazioni, a volte degenerate in vandalismo e scontri con la polizia. Abbiamo visto attentati contro le istituzioni diplomatiche italiane e lettere contenenti proiettili e minacce di morte consegnate a giornali e quotidiani. Ma ora i sovversivi vogliono alzare l’asticella: la telefonata anonima promette un “grave attentato“. Le cellule del FAI (Federazione Anarchica Informale) si arrischieranno a compiere il grande salto e tentare l’irreversibile?
La vicenda di Cospito, l’anarchico che vuole morire di fame
Alfredo Cospito, una vita per l’ideologia: il 55enne ha investito e perso tutto per la sua fede. Senza cedere neanche in sede processuale, giudicato a decenni di prigione, e neanche sotto la minaccia del carcere ostativo dopo la scoperta del suo coinvolgimento in attentati terroristici. Persino adesso, nell’isolamento terrificante del 41-bis, Cospito combatte nell’unico modo che può: lo sciopero della fame. Una battaglia, sostenuta con fede quasi folle, che va avanti da più di 100 giorni e che, secondo il suo medico, rischia di ucciderlo.
I fatti per cui Cospito è alla sbarra sono due: il primo, la gambizzazione di un dirigente legato al nucleare (in seguito ai fatti di Fukushima, nel 2012). Delitto violento che gli vale 10 anni di carcere. Il secondo, una duplice bomba piazzata nella scuola allievi carabinieri di Fossano: la prima, perfidamente, per fare da esca, la seconda per uccidere gli inquirenti che sarebbero affluiti immediatamente dopo. Tentata strage – fallita, secondo i giudici, per “puro caso” – che gli é costata l’ergastolo.
L’anno scorso il sospetto che Cospito utilizzasse le lettere per organizzare da lontano la lotta armata anarchica gli vale il trattamento dei mafiosi: il 41-bis, regime di carcere duro caratterizzato da un pesante isolamento. Trattamento a cui Cospito protesta dando luogo ad uno sciopero della fame che gli ha fatto perdere oltre 35 chili. Il giudizio, ritenuto da molti piuttosto forte per un criminale che, per caso o meno, non ha fattualmente ucciso nessuno, gli è valso la solidarietà di diversi intellettuali italiani. E ha dato vita alle ritorsioni violente dei compagni di lotta e di groppuscoli di delinquenti che nulla hanno a che vedere con la fede politica.
In pochi ricordano che Cospito, nel 1991, appena 24enne, era stato già graziato una prima volta dal presidente Cossiga dopo aver effettuato lo sciopero della fame. Si trovava in galera per diserzione. Il trattamento di favore gli era servito a poco atteso che l’anarchico pescarese ben presto tornava a sparare.
La telefonata e la lettera al Carlino: verso il terrorismo anarchico?
Un sostegno, dunque, che non si è limitato alle parole ma è passato all’azione. Manifestazioni, degenerate anche in episodi violenti, chiedono la fine del 41-bis (anche per i mafiosi) e la scarcerazione di Cospito. Nei giorni scorsi, sempre al Resto del Carlino, é arrivata una lettera minatoria, indirizzata a Giorgia Meloni e al ministro della difesa Guido Crosetto, in cui veniva criticata la linea del governo sulla guerra in Ucraina, e in cui si minacciano azioni violente nel caso essa non cambi:
“In caso di persistenza, saremo costretti a prendere seri provvedimenti“
Poi la telefonata, in cui si parla esplicitamente di attentato terroristico. Telefonata impossibile da rintracciare, benché la Digos sia all’opera, e abbia già conferito con il portiere che l’ha ricevuta. Forse l’ignoto militante ha utilizzato una vecchia centralina.
Non è la prima volta che i militanti sovversivi minacciano di morte gli uomini delle istituzioni. In una lettera con un proiettile in busta indirizzata al direttore de Il Tirreno, i terroristi minacciavano che “i giudici diventeranno bersagli” se Cospito passasse a miglior vita. Per alcuni Alfredo avrebbe già vinto. Se lo Stato avesse ceduto, gli anarchici si sarebbero visti legittimati i loro mezzi di lotta. Se lo Stato manterrà la linea dura, come ha fatto, e lui muore, gli anarchici avranno un nuovo martire. Uno di quelli per cui saranno disposti a uccidere.