Il Governo Meloni in cerca di equilibrio tra promesse e realtà

Non si placano le discussioni a livello politico e sociale relativamente alle incongruenze mostrate finora dal Governo su quanto promesso e quanto attuato. Andra meglio in futuro?

Roma – Le orme del passato hanno lasciato, fino ad ora, un solco molto profondo. Cosi profondo da mettere in discussione tutta l’orchestra di Giorgia Meloni che, quando era all’opposizione, si schierava senza se e senza ma in favore di alcune categorie. Una volta al Governo, le parole non si sono ancora tramutate in fatti. Tant’é che al momento su alcuni provvedimenti da adottare si è preferito rinviare. Non scegliere. È l’eterno problema della differenza tra opposizione e maggioranza al Governo. Parole e solo critiche nel primo caso e difficoltà, nel secondo, a far coincidere la volontà di riformare con il bilancio dello Stato, equilibri e poteri forti delle categorie che pressano per tutelare gli interessi corporativi.

Sono voci che incombono dal passato e costringono a rinvii impossibili e a compromessi senza oggetto. Sono gli strali di alcune categorie della pancia del Paese che la premier di lotta coccolava e che oggi, con FdI, ex partito d’opposizione seduto a Palazzo Chigi, sono pronte a rivoltarsi contro di lei con tutta la rabbia delle promesse violate. “Non tradiremo”, disse con solennità Meloni al suo insediamento. “Ha tradito”, dicono oggi a loro a difesa, con “pelosi e comprensibili interessi” i delusi. Così benzinai, poliziotti, balneari e tassisti sono sul piede di guerra. Categorie che avevano fatto confluire con gioia e trasporto i loro consensi sul simbolo di Fratelli d’Italia, convinti di fare bingo.

Il prezzo della benzina è uno dei temi “caldi” per il Governo.

Di trovarsi il giorno dopo davanti a un Governo che avrebbe ripudiato le odiate leggi del mercato, che avrebbe messo un argine alla diffusione dei Pos, che avrebbe nella buona sostanza emesso provvedimenti-fotocopia delle loro istanze. Ovvero la conservazione dell’esistente, la vittoria imperitura degli insider contro ogni ingresso esterno, in particolare modo se straniero. Per non scegliere tra Governo e vecchie amicizie, almeno per adesso, la presidente del Consiglio al momento ha trovato una sola strada: la procrastinazione di ogni decisione. In passato, il centrodestra si è rispecchiato in chi temeva il libero mercato e gli outsider. Una trasformazione frutto della grande crisi.

Dunque, fino a ora, Giorgia Meloni non è riuscita a far quadrare i conti e costruire un lungo ciclo conservatore. Ma le ideologie cambiano, soprattutto quando si governa. Così l’eterno ciclo di speranze, una volta riposte nella sinistra, nel M5S e dopo nella destra si allentano fino allo schianto sociale e al populismo più becero. Nel frattempo, si rilevano alcune discrepanze all’attuazione del PNRR, ciò in quanto per potersi realizzare è indispensabile un’immediata e forte azione di sostegno ai Comuni attraverso nuove assunzioni di personale o tramite supporti tecnici esterni.

La presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen e Giorgia Meloni.

Però a Napoli e Bari, ad esempio, i dipendenti della pubblica amministrazione rispetto alla popolazione sono la metà di quelli presenti a Firenze e Bologna. A Palermo e Catania i dipendenti laureati non raggiungono il 50% della media nazionale. I Comuni di Napoli, Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Messina, Catania e Trapani versano in condizioni critiche a fronte degli investimenti programmati. Tra i primi 10 Comuni meglio attrezzati per la messa a terra del piano non c’è nessuno del Sud Italia. Inverosimile. Ai primi due posti, vi sono invece Trieste e Trento.

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