Taranto – Maxi blitz dei Ros: sgominata associazione di tipo mafioso

I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei riguardi di 15 presunti responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso.

Taranto – I carabinieri del R.O.S. – con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri del 6° Elinucleo di Bari, del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno (BA) e dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori Puglia – hanno dato esecuzione in provincia di Taranto e Brindisi ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Lecce su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 15 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di appartenere ad un’associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi e munizioni, operante sul territorio di San Giorgio Jonico (TA) e comuni limitrofi.

L’indagine – sviluppata dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri in prosecuzione della omonima operazione “TAROS” (con l’esecuzione di un’o.c.c. a carico di 16 indagati per associazione di tipo mafioso ed altro) avrebbe documentato l’operatività del gruppo “LUCCHESE” di San Giorgio Ionico (TA), dedito al traffico e allo spaccio di stupefacenti in una vasta area della provincia di Taranto.

Le investigazioni dirette dalla Procura Distrettuale di Lecce avrebbero evidenziato come, nei territori di interesse, il predetto sodalizio esercitava un controllo pressoché monopolistico del mercato illecito degli stupefacenti, che erano approvvigionati attraverso una rete di fornitori operante anche nelle province di Brindisi e Lecce.

Gli approfondimenti, inoltre, hanno consentito di delineare gli assetti del gruppo Lucchese, al cui vertice si colloca un quarantottenne di San Giorgio Jonico il quale, oltre ad interessarsi della direzione organizzativa della consorteria, avrebbero curato personalmente i rapporti con i vari fornitori di stupefacente.

Elementi indicativi della forza infiltrativa del sodalizio e delle capacità di condizionamento esercitata dal clan Lucchese sul territorio emergerebbero dalla rete di relazioni che l’organizzazione era riuscita a costruirsi che coinvolgeva anche appartenenti alle istituzioni, i quali, in vario modo, avrebbero favorito i sodali.

La manovra investigativa che si è avvalsa anche degli apporti di un collaboratore di giustizia già legato alla cosca di ndrangheta Flachi-Trovato-Schettini” operante in Lombardia si colloca in una più ampia strategia di contrasto della Procura della Repubblica di Lecce che mira a colpire anche quelle attività estremamente redditizie condotte dalle varie organizzazioni operanti sul Distretto di Corte di Appello, come il traffico di stupefacenti che hanno l’effetto di rafforzare il potere delle varie consorterie sul territorio.

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