Gorbaciov, l’eroe senza lode, senza infamia

Per gli occidentali rimarrà un personaggio “comodo” da ricordare ma in Russia in pochi hanno versato una lacrima. Eppure aveva tentato, senza riuscirci, il cambiamento della società russa per poi trasformarsi nell’artefice del disfacimento delle repubbliche socialiste sovietiche.

Mikhail Gorbaciov ha segnato la mia generazione, classe 1966. Generazione cresciuta con la cosiddetta Cortina di Ferro e la Guerra fredda. Una guerra con certe regole che oggi quasi quasi si rimpiangono. Conflitto ben personificato da Breznev la cui passione per le auto era ben nota pure in Occidente. E poi dopo i burocrati Pcus, e le brevi parentesi di Andropov, figura da rivalutare con attenzione, e Cernenko, spunta lui, Gorbaciov ed è subito cambiamento. Almeno cosi sembrava.

Gorbaciov sul letto dell’ospedale a 91 anni

Una scoperta positiva per il Vecchio Continente. Un leader sovietico anomalo che è stato, suo malgrado, l’artefice del disfacimento dell’Urss. Perestroika e Glasnost le sue parole d’ordine, cambiamento e trasparenza. Empatia allo stato puro per noi occidentali aiutato anche dalla dolcezza della moglie Raissa.

La mia generazione lo chiamò subito affettuosamente Gorby. Una sorta di eroe soviet pop. Ma all’Urss Gorby non poteva bastare. Eroe da noi quanto delusione per loro. L’uomo che donò la libertà ma non governò il cambiamento. La Cortina di Ferro ben presto si trasformò in carta straccia. L’Urss si dissolse provocando criticità geopolitiche a cui ancora oggi siamo assoggettati. Allora l’Occidente euforico sottovalutò la situazione o fece finta di non vedere. Peccato. Gorby probabilmente fu troppo generoso per quel periodo turbo-liberista.

La cessione del potere ad Eltsin rappresentò certamente un altro passo falso. Gorby fu dunque un vero eroe popolare, una vera e propria icona. Purtroppo in patria non avendo avuto polso per guidare una reale modifica della società è ricordato con scarso affetto, colpevolizzato anche per la disfatta dell’Urss. Ma una lacrima per ricordarlo ci sta tutta. Con la sua morte se ne va via un pezzo di storia. E la Russia di oggi spaventa più dell’Urss di Breznev.

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