Reclusione sino a 5 anni e 6 mesi per il cuoco italiano accusato di rapina aggravata

Il Pm del tribunale distrettuale indonesiano ha fatto le sue richieste di condanna per Nicola Di Santo e Gregory Lee Simpson ritenuti responsabili di una violenta rapina a carico di un broker italiano residente a Bali. La parte lesa avrebbe perso un occhio durante l’aggressione che gli sarebbe costata diverse centinaia di migliaia di euro in Bitcoin, contanti e attrezzature elettroniche.

Roma – Il pubblico ministero del tribunale indonesiano di Denpasar, Ni Ketut Hevy Yushantini, avrebbe chiesto una condanna a 5 anni e 6 mesi di carcere per il cuoco italiano Nicola Di Santo, genovese di 35 anni, accusato di rapina aggravata in danno di Principe Nerini, ricco broker di 44 anni.

Il medesimo magistrato inquirente avrebbe chiesto una pena detentiva di 6 anni per il complice Gregory Lee Simpson, detto Greg, ex militare inglese, che assieme a Di Santo avrebbe sottratto, con l’uso della forza, le chiavi di accesso al conto bancario di Nerini. Durante la rapina l’esperto di trading e Bitcoin, a forza di calci e pugni, avrebbe subito lesioni sparse in tutto il corpo e la perdita della vista nell’occhio sinistro.

Da sx Nicola Di Santo e Greg Simpson durante il trasferimento dal carcere al tribunale

La compagna del broker, Camilla Guadagnuolo, sarebbe stata minacciata con un coltello puntato alla gola. Solo a questo punto Nerini avrebbe ceduto alle violente richieste dei quattro presunti rapinatori, due dei quali, di nazionalità polacca e russa, sono fattivamente ricercati dalla polizia locale. Sia l’ex militare inglese che lo chef ligure si sono dichiarati innocenti.

A sentire la sedicente parte lesa, ovvero il broker originario di Prato ma residente da anni a Bali, a breve il consesso giudicante emetterà la sentenza:

”…La scorsa settimana avrebbero dovuto parlare gli avvocati di Di Santo ma non si sono presentati – racconta Principe Nerini – dunque l’udienza è stata rinviata. Se ne riparlerà questa settimana. Poi dopo le discussioni fra accusa e difesa il giudice leggerà la sentenza entro due settimane…”.

Principe Nerini

Dunque a prendere per buone le dichiarazioni della supposta vittima Di Santo, ma nemmeno gli altri protagonisti della strana vicenda, non rischierebbero affatto la pena di morte dunque non si comprende da dove sia venuta fuori questa notizia finita poi agli atti dell’interpellanza parlamentare redatta dal senatore Nicola De Falco, come primo firmatario, e dalla senatrice Elena Fattori.

Nell’interpellanza rivolta al nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si parla anche di torture subìte da Di Santo in carcere ad opera della polizia indonesiana e finalizzate ad estorcere allo chef una confessione poi ritrattata. Nello stesso atto parlamentare si accenna ad una palese quanto pervicace negazione delle torture, inflitte al nostro connazionale dalle autorità di polizia, da parte del console onorario e del capo della cancelleria della nostra ambasciata a Giacarta.

In buona sostanza, scrivono i due senatori, le nostre autorità diplomatiche, fatta eccezione per il vice ambasciatore, non avrebbero aiutato Di Falco per come avrebbero dovuto nonostante le ripetute violazioni dei diritti umani:

Nicola Di santo con un rappresentante diplomatico italiano

”… Il personale diplomatico è sempre stato presente alle udienze – aggiunge Principe Nerini – e non c’è stato nulla di irregolare. Per altro pare che Nicola, com’é nel suo diritto in questo Paese, abbia denunciato la polizia indonesiana. I rappresentanti delle forze dell’Ordine hanno subito un regolare processo uscendone assolti. Di più non so dire…”.

Principe Nerini asserisce di avere scambiato con i genitori di Di Santo diversi messaggi in chat tentando una composizione bonaria della grave situazione:

Uno dei messaggi ricevuti da Nerini da parte della famiglia Di Santo

”…Ho parlato in fonia ed ho scritto tramite chat con il padre di Nicola, Marco Di Santo e con la mamma Michela Califano – continua Nerini – a cui ho raccontato ciò che era accaduto, mi avevano promesso che avrebbero fatto di tutto per comporre la situazione, poi non ho saputo più nulla…”.

Di contro, nei giorni scorsi, Marco Di Santo avrebbe ricevuto messaggi minacciosi per telefono provenienti da numeri con prefisso spagnolo e sloveno che l’uomo attribuirebbe a Nerini:

Marco Di Santo

”… Quell’uomo mi mandava molti messaggi chiedendomi in continuazione soldi con cifre diverse – afferma Marco Di Santo – minacciandomi che se non pagavo avrebbe fatto ottenere a Nicola il massimo della pena grazie alle sue conoscenze in polizia e nella magistratura. Mio figlio è stato perseguitato e torturato per il solo fine di fargli confessare un reato che non ha commesso…”.

Uno dei messaggi minacciosi giunti al telefono di Marco Di Santo

La vicenda, ancora poco chiara ambo le parti, avrà termine entro Ferragosto ma a leggere la stampa indonesiana la condanna dei due imputati appare scontata.

– Terza ed ultima parte –

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