I dati del report Sant’Egidio sono drammatici: 5,7 milioni in condizioni di povertà assoluta, con un drammatico aumento della solitudine. Come contrastare il fenomeno?
In aumento i dati sulla povertà, inasprita dalla solitudine. Il 12 dicembre scorso è stato presentato alla stampa il report sull’impoverimento della popolazione a cura della Comunità cristiana di Sant’Egidio, nata nel 1968 a Roma e diffusasi in 70 Paesi del mondo, unita da un legame di fraternità e impegnata in un servizio volontario e gratuito agli indigenti. La povertà in crescita, oltre ad essere un grave problema per chi la vive sulla propria pelle, incrementa anche la povertà collettiva. Dovrebbe essere, quindi, al primo punto dell’agenda politica, di cui per una nota di costume è da segnalare il fatto che tutti ne parlano, ma nessuno sa dov’è e come sia fatta!
Mai, negli ultimi dieci anni, sono emerse tante persone in difficoltà finanziaria. Si parla di 5,7 milioni di persone in carne ed ossa, pari al 9,7% della popolazione italiana che si trovano in una situazione di povertà assoluta. Una cifra spaventosa, soprattutto se confrontata con quella di sedici anni fa, in cui i poveri assoluti erano… solo (si fa per dire) il 3,6% della popolazione. In questo baratro sono precipitate oltre 2 milioni e 200 mila famiglie italiane. E poi ecco spuntare il solito refrain, le cui note si conoscono, ormai, a menadito, in quanto la sua… melodia è presente in tutte le ricerche statistiche e socioeconomiche! Sembra quasi diventata una ferrea legge, ad un certo punto, sicuro come le tasse, ecco che le condizioni peggiorano man mano si scende lo stivale, al Sud e nelle Isole. Però il… virus si sta estendendo anche nel ricco Settentrione. Né consola il motto di origine latina “mal comune, mezzo gaudio”!
Un dato drammatico è che in molte città quasi il 50% delle persone povere vive solo e non tutti sono anziani. Una fotografia della realtà davvero drammatica: un’Italia vecchia, povera e sola! Gli autori del rapporto non si sono limitati a presentare i dati, ma anche a fornire delle proposte per arginare gli impicci economici e burocratici, che peggiorano le già disastrate condizioni di chi non ha un pasto per mangiare e non sa a quale santo votarsi. Bisogna creare maggiori “centri di prossimità” che permettono ai cittadini di avere un unico punto di contatto, un riferimento vicino al luogo in cui vivono e di disporre di un servizio completo di orientamento e di consulenza. Inoltre la loro “mission” mira a superare lo stato di abbandono delle persone fragili e bisognose, ad intervenire sui fenomeni aggregativi giovanili devianti e per puntare a una riqualificazione dei quartieri “sensibili”.
Come hanno dimostrato le “Case dell’Amicizia di Sant’Egidio”, nate durante la pandemia per rispondere alle emergenti necessità alimentari e sociali di tante persone trovatesi improvvisamente senza risorse. Tra distribuzioni di pacchi alimentari, servizi di doposcuola e cene per senza fissa dimora, le Case dell’Amicizia dimostrano come la solidarietà e l’impegno possano trasformare vite.
Secondo gli autori del report, il Giubileo può trasformarsi in un momento importante per la precarietà abitativa, pensando ad una moratoria degli sfratti e ad un’intensa collaborazione tra istituzioni e società civile per accogliere, nelle ore notturne, i senza fissa dimora, soprattutto nel periodo invernale ed esortando la cittadinanza a donare coperte e beni di prima necessità per i più poveri. Senza voler apparire Bastian contrario, è probabile che la Comunità di Sant’Egidio, forse, si è mostrata troppo ottimista e speranzosa, d’altronde la Fede è Fede e non si discute. Tuttavia, la cruda realtà della storia ci suggerisce che il Giubileo più che alla precarietà abitativa degli indigenti sarà un’occasione… d’oro, come lo è stata in passato, per il business immobiliare, ecclesiastico e non. I poveri? Possono pure aspettare, tanto un anno in più o in meno cosa conta!