Soprusi ripetuti negli anni. Oggi davanti al gip l’interrogatorio dell’arrestato, che si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Asti – Maltrattamenti nei confronti di familiari e conviventi, violenza sessuale e riduzione in schiavitù; fatti commessi e ripetuti per svariati anni e fino alla fine del 2024. Sono le accuse mosse a un uomo che avrebbe avuto queste condotte violente con la ex compagna e la figlia di quest’ultima. La Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Asti ha eseguito un’ordinanza della custodia cautelare in carcere emessa dal gip nei confronti di un astigiano cinquantenne, che è stato associato alla casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. A seguito delle delicate indagini svolte, nei confronti dell’uomo, cittadino italiano, vengono contestate le gravi imputazioni.
Le vittime di queste condotte sono la ex compagna e la figlia di quest’ultima. La figlia della ex compagna dell’indagato, ora maggiorenne, avrebbe subito, fin da quando aveva solo dodici anni, ripetute ed abituali costrizioni sessuali da parte dell’indagato, fino ad essere sostituita completamente nei rapporti intimi con la iniziale partner. All’uomo viene contestato di aver abusato delle condizioni di fragilità della convivente e della figlia, costringendole ad un continuo isolamento sociale e ad una quotidianità fatta di violenze fisiche e psichiche.
L’attività investigativa, diretta dalla Procura di Asti, ha permesso di acquisire importanti riscontri probatori che insieme alle dichiarazioni delle persone offese hanno convinto il Tribunale di Asti della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Della gravissima situazione in cui erano costrette la donna e la figlia se né accorta nei mesi scorsi una persona che le aveva da poco casualmente conosciute e che dimostrando un lodevole senso civico, si è presa cura delle vittime ed è riuscita a liberarle e permettere loro di rivolgersi alle forze dell’ordine. Oggi si è svolto davanti al gip l’interrogatorio di garanzia dell’arrestato, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giudice non ha modificato la misura coercitiva della custodia in carcere già emessa ed eseguita.
Sono state sentite diverse persone, svolte analisi tecniche, perquisizioni e sequestri; l’attività d’indagine non è ancora conclusa. Per tali ragioni si evidenzia che potrebbero emergere in futuro elementi di segno contrario rispetto a quelli sino ad ora raccolti, a favore quindi dell’indagato, da presumersi innocente fino a quando non sia pronunciata sentenza di condanna definitiva. Per ragioni di tutela delle vittime, vista la gravità dei reati di cui sono perone offese, per evitare ogni possibile vittimizzazione secondaria, non verrà diffuso alcun dato personale né delle stesse, né dell’indagato.