Il documento siglato al Mim definisce azioni concrete per prevenire e combattere il fenomeno, a cominciare dalle scuole.
Roma – Il ministero dell’Istruzione e del Merito e la Fondazione Giulia Cecchettin hanno siglato un protocollo d’intesa volto a ‘educare al rispetto: azioni condivise per prevenire ogni forma di violenza sulle donne attraverso il contrasto a stereotipi e discriminazioni di genere’. A siglare il documento c’erano il ministro Giuseppe Valditara e Gino Cecchettin, papà di Giulia, uccisa la notte tra il 10 e l’ 11 novembre 2023 dall’ex fidanzato, Filippo Turetta. “Le Parti, nel quadro delle rispettive competenze e nel rispetto dei principi di autonomia scolastica e delle scelte delle singole istituzioni scolastiche, – si legge nel documento – intendono avviare una collaborazione volta alla definizione di progettualità per supportare le studentesse e studenti delle scuole di ogni ordine e grado: ad affermare la cultura del rispetto verso ogni persona e, in particolare, del rispetto verso le donne”.
E ancora, “ad affrontare e superare le criticità nelle relazioni di genere, sia nel contesto scolastico che in quello esterno; a contrastare ogni forma di violenza di genere, in particolare quella maschile sulle donne; a valorizzare relazioni paritarie e promuovere la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo e non violento; a trasmettere il valore del rispetto per ogni essere umano, della vita, della libertà e della autodeterminazione. Non solo. Per “l’attuazione delle finalità di cui all’articolo 1, le Parti si impegnano a: svolgere, innanzitutto nell’ambito dell’insegnamento dell’educazione civica, attività di sensibilizzazione rivolte a studentesse e studenti delle scuole di ogni ordine e grado sul tema degli stereotipi di genere, delle
discriminazioni e delle offese alla dignità delle donne e della gestione non violenta dei conflitti”.
C’è poi l’impegno a “promuovere, innanzitutto all’interno dell’attuazione delle linee guida per l’insegnamento
dell’educazione civica, percorsi formativi e metodologie didattiche innovative, anche students’ voice based, rivolte al corpo studentesco, nonché corsi di formazione su scala nazionale rivolti al personale docente delle scuole di ogni ordine e grado, anche avvalendosi della collaborazione con organismi ed enti di ricerca (es. le università, Indire), organizzazioni e reti nazionali con comprovata esperienza nell’educazione al rispetto delle differenze, alla cultura della nonviolenza e per il contrasto agli stereotipi; diffondere, presso le scuole, esempi di buone pratiche anche attraverso il ricorso al ”peer tutoring” e alla ”peer education’‘ nonché alle testimonianze di giovani che hanno affrontato in modo corretto e positivo situazioni relazionali complesse”.
“Per il coordinamento e il monitoraggio delle iniziative oggetto del presente Protocollo, è costituito, con provvedimento della direzione generale per lo studente, l’inclusione, l’orientamento e il contrasto alla dispersione scolastica del Mim, un Comitato paritetico, composto da due rappresentanti per ciascuna delle Parti e coordinato dal rappresentante del Mim. Il Comitato potrà valutare e proporre ulteriori progettualità e iniziative, sulla base di specifiche esigenze presenti in contesti di maggiore vulnerabilità sociale. Per la partecipazione ai lavori del Comitato non sono previsti compensi, emolumenti, indennità, gettoni di presenza, rimborsi spese o altre utilità, comunque, denominate”.
A novembre scorso la nascita della Fondazione Giulia Cecchettin. A un anno dall’omicidio della 22enne barbaramente ammazzata con 70 coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta la sera dell’11 novembre 2023. Il padre Gino aveva presentato alla Camera dei Deputati l’iniziativa intitolata alla figlia per combattere la piaga dei femminicidi. A distanza di un anno “nasce qualcosa. Questo è un segno di resilienza. Alle volte dobbiamo far nascere qualcosa di buono dalle tragedie. La violenza di genere è frutto di un fallimento collettivo: non è solo una questione privata. Dobbiamo educare le nuove generazioni”, aveva aggiunto Gino Cecchettin.
E ancora, “Siamo qui per dare forma concreta a un sogno nato da una tragedia immane. A volte la vita ti sorprende e ti dà la possibilità di trasformare il dolore in uno scopo, uno scopo che è la Fondazione Cecchettin – aveva detto il padre di Giulia – che vuole essere un richiamo collettivo che ci invita a guardare oltre a noi stessi e al futuro delle giovani generazioni. Ho attraversato la morte nella sua essenza più profonda prima con la perdita di mia moglie, poi con quella di Giulia. È iniziato in me un processo all’affermazione del bene che nell’udienza di Filippo ha raggiunto la maturità perché non ho avuto il pensiero di odiarlo”.