Sono 10.458 i braccialetti elettronici attivi di cui 4.677 antistalking. Il ministro Piantedosi: “Contrasto con ogni possibile soluzione.
Roma – Dal primo gennaio al 3 novembre 2024 in Italia si sono registrati 263 omicidi: 96 vittime erano donne, di cui 82 uccise in contesti familiari o affettivi e 51 per mano del partner o dell’ex partner”. Lo ha riferito il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sottolineando che “anche il nostro Paese si deve fare promotore di un messaggio inequivocabile e coraggioso. La violenza sulle donne continua a essere un’emergenza da contrastare con ogni possibile soluzione”. Piantedosi ha parlato anche di uno dei principali strumenti di contrasto al fenomeno, il braccialetto elettronico.
“Al 15 novembre di quest’anno, dei 10.458 dispositivi attivi, ben 4.677 sono quelli disposti per l’antistalking. Sono numeri altissimi che danno la dimensione di un fenomeno“, ha aggiunto il ministro all’evento di presentazione della campagna di sensibilizzazione #nessunascusa alla università Luiss. “Basti pensare che in Francia, i dispositivi attivi lo scorso mese di luglio erano in totale 984 – ha detto ancora il responsabile del Viminale – Non solo. Il ricorso al braccialetto elettronico nel solo mese di ottobre ha consentito l’arresto di 46 persone, di cui l’ultimo proprio la notte scorsa”.
Per superare le difficoltà tecniche riscontrate, ha informato Piantedosi, “presso il Viminale è operativo da alcuni mesi un Gruppo di lavoro interforze, con la partecipazione anche di rappresentanti del ministero della giustizia e della società fornitrice del servizio. Stiamo lavorando su soluzioni tecniche riguardo al tema della connessione di rete, dei tempi di attivazione e della gestione degli allarmi che pervengono alle Sale operative per fare in modo che le Forze di polizia possano intervenire tempestivamente rispetto a ogni situazione di rischio o pericolo a beneficio delle potenziali vittime”.
La misura, ha osservato, “lascia comunque nella condizione di generale libertà il soggetto cui è applicata. Si pone, quindi, innanzitutto un problema di adeguatezza della misura ai profili di rischio e di allarme sociale accertati in concreto, che potrebbero rendere necessaria l’adozione di una misura diversa, anche più grave. Ecco perché, al fine di dare sempre e comunque la priorità alla sicurezza delle vittime o delle persone in pericolo, è stata condivisa con il ministero della Giustizia l’esigenza di valutare, caso per caso, non solo la funzionalità tecnica del braccialetto elettronico ma anche l’idoneità dello stesso (ad esempio per le caratteristiche dei luoghi interessati dal monitoraggio), a rafforzare realmente la capacità difensiva del tracciamento di prossimità, prevenendo quei contatti che potrebbero essere prodromici a condotte criminose”.
A fine settembre il caso di femminicidio avvenuto a Torino dove un uomo portatore di braccialetto elettronico aveva ucciso a coltellate l’ex moglie, Roua Nabi di 34 anni aveva scatenato la polemica politica. Ed era finito al centro di una interrogazione parlamentare di Avs: Luana Zanella chiese conto del funzionamento dei braccialetti elettronici. Il sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco, chiarì che “presso il Viminale è operativo da alcuni mesi un gruppo di lavoro interforze, con la partecipazione anche del ministero della Giustizia”. “Premesso che in tutti i casi accertati di malfunzionamento si provvede alla loro sostituzione, nell’ambito del suddetto tavolo tecnico – aveva affermato Prisco – sono state comunque individuate possibili soluzioni tecniche migliorative relativamente a criticità riconducibili alla connessione di rete e ai tempi di attivazione e disattivazione dei dispositivi, che sono state richieste al fornitore”.