Il 39enne nel 2015 aveva aggredito una tassista e l’anno prima una 17enne, finendo entrambe le volte condannato per stupro.
Roma – Si è avvicinato alla giovane che aspettava l’autobus alla fermata di via della Magliana, a Roma. Fingendo di non conoscere la strada per il Raccordo, le ha chiesto informazioni e poi l’ha convinta a salire in macchina, l’ha portata in una strada isolata e l’ha violentata. L’episodio è avvenuto l’8 maggio. Stamani il presunto violentatore è stato arrestato dalla polizia: si tratta di Simone Borgese, 39enne romano, accusato di violenza sessuale aggravata. E non è certo la prima volta: l’uomo è già stato condannato a sette anni e mezzo di carcere per aver violentato una tassista nel 2015. E ancora prima, nel 2014, aveva violentato una 17enne dentro un ascensore nel 2014, stupro per il quale viene condannato nel 2022 a 2 anni e 10 mesi. Tutte e tre le violenze vengono compiute nella stessa ricorrenza: l’8 maggio.
Stavolta Borgese, in auto, ha individuato la vittima alla fermata dell’autobus e si è accostato per chiederle le indicazioni per poter raggiungere il Raccordo. La giovane, grazie all’utilizzo di un’app di mappe stradali, ha fornito le informazioni all’uomo che, mostrandole il cellulare completamente scarico, l’ha invitata a salire per accompagnarlo. A quel punto il 39enne le ha preso il telefono, ha finto di fare due telefonate (senza risposta) e poi ha iniziato a farle pesanti avances, finché non l’ha portata in una zona isolata e costretta a subire una violenza. Al termine, le ha restituito lo smartphone e l’ha riaccompagnata nei pressi di Villa Bonelli.
Grazie alle informazioni fornite dalla vittima, gli investigatori hanno vagliato le immagini del sistema di videosorveglianza presenti sul tragitto percorso dall’uomo, che è stato riconosciuto dalla giovane guardando un album di fotografie con persone somiglianti all’aggressore. Quindi Borgese è stato fermato e portato in carcere.
Borgese in passato era già stato condannato a 7 anni e 6 mesi per aver picchiato, violentato e rapinato – anche in questo caso l’8 maggio, ma del 2015 – una tassista allora 43enne, da cui si era fatto accompagnare in viale della Pescina Gagliarda, nella zona di Piana del Sole, periferia Sud della Capitale. Accusato di lesioni, violenza sessuale e rapina, aveva dovuto anche risarcire la vittima con 30mila euro e il Comune di Roma con altri 10mila.
Prima ancora, nel 2014, la violenza a una 17enne, consumata dentro un ascensore, sempre l’8 maggio. La giovane aveva denunciato quanto accaduto ma senza riuscire a fornire agli inquirenti l’identità dell’uomo. Ma quando l’anno dopo Borgese ha stuprato la tassista, la giovane ha visto le immagini dell’identikit e le foto sui giornali e lo ha riconosciuto, facendolo condannare nel 2022 a 2 anni e 10 mesi.
Quando fu preso dopo lo stupro della tassista, Borgese dichiarò ai giudici del Riesame di essere “pentito di tutto quello che ho fatto”. La madre di Borgese disse che il figlio “doveva pagare” ma rifiutò di considerarlo un mostro: “Ha avuto una vita difficile – disse – è figlio di un padre alcolizzato, un violento con il quale ha vissuto da quando me ne sono andata via di casa nel 2005, stanca di essere picchiata e maltrattata ogni giorno”.
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