Venditti: “Autorizzai io nel 2022 il rilascio degli audio su Sempio”

L’ex Pm indagato per corruzione difende l’operato degli inquirenti. Il mistero del biglietto con “20-30 euro”, le intercettazioni incomplete e l’ipotesi di arresto poi accantonata.

Brescia – Mario Venditti, ex Procuratore di Pavia oggi al centro di un’inchiesta per corruzione in atti giudiziari legata al caso Garlasco, ha deciso di parlare pubblicamente attraverso un’intervista rilasciata a Quarto Grado. L’ex magistrato ha affrontato i nodi più controversi dell’indagine, rivendicando la correttezza del proprio operato e attaccando duramente chi lo accusa.

Il primo punto chiarito da Venditti riguarda il rilascio degli audio delle intercettazioni della famiglia Sempio, avvenuto nel 2022 su richiesta della difesa di Alberto Stasi, il condannato definitivo per l’omicidio di Chiara Poggi. “Fui io ad autorizzare personalmente la consegna di quei file”, ha dichiarato l’ex Pm, spiegando che tra il 2017 e il 2022 la richiesta era stata formulata in modo diverso e Stasi aveva cambiato qualifica processuale, passando da persona offesa a soggetto interessato.

Le registrazioni al centro dell’inchiesta documentano conversazioni della famiglia di Andrea Sempio, oggi nuovamente indagato, relative agli interrogatori cui il giovane avrebbe dovuto sottoporsi nel 2017. Un elemento controverso emerso è che alcune frasi pronunciate nelle intercettazioni non sarebbero mai finite nei documenti ufficiali, sollevando interrogativi sulla completezza delle trascrizioni.

Venditti ha respinto ogni ipotesi di irregolarità, difendendo le modalità operative adottate all’epoca. “Nelle inchieste di grande portata è del tutto normale richiedere trascrizioni rapide delle intercettazioni. I contatti della polizia giudiziaria con gli indagati servono proprio a spingerli a scoprirsi, è un’attività lecita anche se delicata”, ha spiegato, riferendosi ai due ex carabinieri Giuseppe Spoto e Silvio Sapone, oggi chiamati a giustificare le loro interlocuzioni con Sempio.

Un passaggio chiave dell’inchiesta riguarda un documento della Procura di Pavia del 23 febbraio 2017, in cui Venditti e la collega Giulia Pezzino chiedevano di ritardare il deposito delle intercettazioni per non compromettere le indagini. Secondo quanto emerso, all’inizio Venditti avrebbe valutato l’ipotesi di arrestare Andrea Sempio, salvo poi virare verso una proroga delle indagini di venti giorni, al termine dei quali la posizione venne archiviata.

L’accusa che pesa sull’ex procuratore è di aver ricevuto tra 20 e 30mila euro dalla famiglia Sempio per favorire l’archiviazione del procedimento. Un biglietto trovato durante una perquisizione a casa dei genitori di Andrea Sempio riportava la scritta “Venditti gip archivia X 20.30 euro”, ma la famiglia sostiene che si trattasse di spese per marche da bollo necessarie per ritirare documenti legali.

Dalle verifiche della Guardia di Finanza sono emersi movimenti per 40mila euro tra fine 2016 e inizio 2017, che Giuseppe Sempio, padre dell’indagato, ha spiegato come prestiti ricevuti dalle sorelle per pagare gli avvocati. In alcune conversazioni intercettate, però, si sentiva parlare di “portare i soldi su” e di modalità per “far girare il denaro”.

La battaglia legale tra Procura di Brescia e Tribunale del Riesame ha visto alternarsi sequestri e dissequestri dei dispositivi elettronici di Venditti. Lo scorso ottobre il Riesame aveva accolto il ricorso dell’ex magistrato restituendogli cellulare e computer, ma pochi giorni dopo la Procura ha disposto un nuovo sequestro di 27 tra pc, telefoni, chiavette usb e hard disk, sostenendo che al loro interno potrebbero esserci prove dei presunti versamenti illeciti.

All’indagine per il caso Sempio se ne è aggiunta una seconda, sempre per corruzione, legata all’inchiesta Clean 2: Venditti avrebbe favorito la società Esitel, che si occupava delle intercettazioni, ricevendo in cambio agevolazioni per l’acquisto di un’automobile.

Nel corso dell’intervista televisiva, l’ex Pm ha lanciato una stoccata agli inquirenti bresciani: “Se non hai parole chiave da cercare, significa che non sai cosa stai cercando. E se non lo sai, vuol dire che le tue indagini sono a un punto morto”. Venditti ha poi ribadito grande fiducia nel Tribunale del Riesame, che ha accolto i suoi ricorsi, ma non altrettanta verso la Procura di Brescia.

Sull’indagine che vede Andrea Sempio nuovamente accusato di concorso nell’omicidio di Chiara Poggi, l’ex magistrato ha espresso un giudizio netto: “Mi dispiace per la famiglia, ma sono convinto che da questa inchiesta non emergerà nulla. Si fonda su un errore di fondo: il mancato rispetto del giudicato che ha confermato la condanna di Alberto Stasi”. Venditti ha ricordato che tutti i pubblici ufficiali, magistrati compresi, hanno l’obbligo di attenersi alle sentenze definitive.