Organizzazioni a carattere familiare bene radicate sul territorio e in grado di spacciare grossi quantitativi di stupefacenti. Investigazioni tradizionali e utilizzo di alta tecnologia hanno permesso ai carabinieri di mettere le mani su importanti cellule della criminalità lombarda.
Legnano – Quindici arresti ed altre tre persone indagate. La Compagnia Carabinieri di Legnano ha concluso una complessa attività investigativa iniziata nel settembre 2018, denominata “Boxes”, che ha portato alla luce un enorme giro di spaccio nel nord milanese e nelle province di Varese, Mantova e Reggio Emilia. Alle prime luci dell’alba gli uomini dell’Arma hanno arrestato, come disposto dal giudice per le indagini preliminari di Busto Arsizio Nicoletta Guerrero su richiesta del Sostituto Procuratore Martina Melita, 15 persone appartenenti a diversi gruppi criminali a cui se ne aggiungono altre tre al momento indagate.
Il primo a finire in manette è stato R.M., 30enne, detto “Gigante” per la sua corporatura imponente, mentre è irreperibile sua madre F.L. 55enne, detta “Pilotina”, essendo sempre lei alla guida dell’auto con cui trasportavano la droga. Entrambi cittadini albanesi, residenti a Bellinzago Novarese, sono stati individuati dai Carabinieri come il primo canale di approvvigionamento della cocaina. Con loro è stato arrestato anche J.A. italiano 38enne, detto il “Mulo” per essersi fatto realizzare da un suo conoscente un poster che riprendeva la locandina del film “The Mule” di Clint Eastwood alla quale aveva fatto sostituire l’immagine dell’attore con una propria e, come per i primi due, anche qui si tratta di “impresa familiare” tanto che le manette sono scattate anche attorno al polsi del padre E.A. 59enne, detto “Netturbino”, responsabile dello smaltimento dei residui di lavorazione della droga e sua madre M.P. 58enne, detta “Vedetta”, poiché quando avvenivano le consegne di stupefacenti in favore di suo figlio, si posizionava sul ballatoio di casa al primo piano e osservava la zona per scorgere eventuali pericoli. I tre sono tutti conviventi in una corte di via Don Bossi a Turbigo, il secondo punto di snodo del traffico di stupefacenti.
Arrestate anche 5 persone di Legnano, parte di un gruppo criminale che faceva da “check point” dei grossi quantitativi di droga, che poi veniva distribuita “all’ingrosso” a spacciatori nelle varie province. Il gruppo dei cinque è composto da C.O. 33enne legnanese, detto “Kojak” per via della testa pelata, sua moglie L.N. 29enne albanese, detta “La Commessa”, perché addetta al negozio di abbigliamento che la famiglia del marito gestisce in pieno centro di Legnano, e suo padre G.O. 57enne di Sassari, detto “d’Artagnan” per la forma guascona del pizzetto, tutti residenti a Legnano in via Barbara Melzi. Qui la famiglia si è “allargata”: anche R.S. 68enne Legnanese, detto “il Padrino”, per esserlo stato al battesimo del figlio di Kojak e de La Commessa, residente in via Cuzzi e M.S. 47enne Legnanese, il “Mongolese” residente in via Monte Nevoso.
Gli uomini dell’Arma sono riusciti anche ad intercettare anche i principali clienti: O.P. 46enne di Gorla Maggiore, detto “Professore” per l’atteggiamento saccente, già arrestato ad ottobre del 2018 e trovato in possesso di 1 chilo di cocaina e 60mila euro in contanti. A.G. 28enne albanese, residente a Legnano, E.S. 39enne marocchino residente a Poggio Rusco (MN). M.C. 34enne marocchino residente a Serravalle Scrivia (AL) e già arrestato in flagranza nel gennaio del 2019, quando venne trovato in possesso di 100 grammi di cocaina e circa 6.500 euro in contanti. La lista prosegue con S.C. 34enne di Busto Garolfo (MI); Y.E. 39enne marocchino di Busto Arsizio, R.T. 31enne legnanese, detto “Pizzetta”, cosi soprannominato perchè lavora come pizzaiolo nel ristorante di famiglia nel centro storico, salvo poi arrotondare con lo spaccio. Pizzetta era già stato arrestato nel gennaio del 2019 poiché trovato in possesso di circa 400 grammi di droga e 4mila euro in contanti.
L’indagine nasce da una precedente attività investigativa, conclusa nel 2017 sempre dai Carabinieri del Nor di Legnano, denominata operazione “Tequila – La cicala”, che portò all’arresto di 10 persone per spaccio di ingenti quantità di stupefacenti tra Villa Cortese, all’interno del bar “Cicala”, e San Giorgio su Legnano. All’epoca fu smantellata l’organizzazione composta da due famiglie di albanesi, ad una delle quali è stato recentemente sequestrato per confisca un ristorante acquistato con i proventi dell’attività illecita. Dall’analisi delle frequentazioni tra il capofamiglia degli spacciatori albanesi emergevano assidui rapporti con il Padrino, il quale malgrado il tenore di vita medio-alto non svolgeva di fatto alcuna attività ed aveva innumerevoli contatti con soggetti censurati per spaccio di stupefacenti di Villa Cortese e Legnano. I primi servizi di pedinamento hanno così permesso di notare comportamenti anomali dell’uomo: proprietario ed utilizzatore di una Renault Clio di recente fabbricazione, la parcheggiava una volta arrivato a Villa Cortese per poi ripartire con una piccola citycar nera, una Peugeot 107, sempre a lui intestata. Una serie di servizi dedicati permetteva di individuare un box in via Lussemburgo 15 proprio di Villa Cortese dove l’uomo custodiva l’autovettura. Le modalità con cui l’auto veniva utilizzata, il fatto che parcheggiasse la Renault molto distante per poi andare a piedi a prendere la Peugeot 107, hanno insospettito ancor di più gli investigatori che hanno deciso di chiedere al Pm e le prime intercettazioni telefoniche ed ambientali.
Il complesso delle attività investigative ha così consentito di individuare i componenti del gruppo criminale operante su Legnano oltre al modus operandi attuato nella distribuzione della droga. Kojak, appunto, era l’organizzatore delle attività criminali coadiuvato dal padre, d’Artagnan, e dalla moglie, Commessa. Il negozio di abbigliamento-outlet di capi firmati in pieno centro di Legnano, nelle adiacenze della Piazza San Magno, era la perfetta copertura delle proprie attività illegali, come già accennato. Ad aiutarli, appunto, c’erano anche il Padrino ed il Mongolese.
Per la consegna della droga il gruppo criminale usava esclusivamente 3 macchine dello stesso tipo, ovvero 2 Peugeot 107 ed una Citroen C1, tutte nere e tutte munite di un vano nascosto ricavato all’interno per trasportare la cocaina. Quelle auto venivano parcheggiate, a random, in almeno 5 garage (boxes, da ciò il nome all’attività) di cui 2 a Villa Cortese e 3 a Legnano. Con quelle citycar la banda della droga consegnava non solo nel circondario e nella provincia di Varese, ma anche a Reggio Emilia e a Poggio Rusco (MN), dove i Carabinieri della Compagnia di Gonzaga, in due distinte circostanze, riuscivano a monitorare l’incontro e lo scambio con l’acquirente, anch’egli destinatario di un provvedimento di arresto.
Per il fornitore e per ogni cliente il gruppo di Kojak aveva un luogo di incontro per lo scambio della droga ed un luogo di incontro per il ritiro del denaro. Due luoghi distinti, due momenti distinti. La droga che arrivava al gruppo legnanese veniva consegnata a Villa Cortese in una via cittadina a ridosso di un parco pubblico, e lo scambio avveniva in orari stabiliti nell’incontro precedente. Il fornitore era il Mulo, che arrivava da Turbigo. Il trasporto della droga avveniva con un’autovettura a lui in uso ma non intestata, munita di un vano nascosto realizzato sotto i sedili posteriori. Sempre con le stesse modalità ma in una via di Legnano, nei pressi di un’area di cantiere abbandonata, avveniva poi il pagamento. La consegna del denaro al Mulo veniva effettuata direttamente da Kojak.
Qui entrava in scena il Padrino che, alla guida della Peugeot 107 nera, andava sul luogo della consegna, un campo sportivo del comune di Villa Cortese dove lo raggiungeva un uomo alla guida di una Volkswagen Up. Nell’occasione, i militari sono riusciti ad intercettare chiaramente la cessione di un involucro voluminoso che veniva nascosto nel cofano della Volkswagen bloccata poco dopo a Legnano. Alla guida c’era il Professore. Nel baule posteriore della Volkswagen, utilizzando lo spazio della ruota di scorta, era stato realizzato un portello di chiusura in acciaio che lo rendeva inaccessibile. Solo dopo un’attenta perquisizione i militari sono riusciti a scoprire il meccanismo di apertura, trovando all’interno un “panetto” di cocaina purissima di oltre un chilogrammo ed un sacchetto contenente 12 mazzette da 5mila euro l’una, per un totale di 60mila euro.
Nel corso di analoghi controlli e verifiche i carabinieri procedevano all’arresto in flagranza di altre 4 persone ed al sequestro di altri 8 kg di cocaina e oltre 45mila euro in contanti. In particolare, proprio il Padrino è stato arrestato all’ingresso di uno dei box dove stava parcheggiando una delle citycar nere nella quale aveva nascosto 3 kg di cocaina purissima, appena ritirata dal Mulo. Il gruppo, per ogni evenienza, si era armato e proprio nel box in uso al Padrino i Carabinieri hanno trovato una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, perfettamente funzionante.
Riscontrata l’attività delittuosa del gruppo legnanese, l’indagine si è spostata sul fornitore di Turbigo, A.J., residente in una casa di corte abitata dai componenti della sua famiglia. Il Mulo si avvaleva proprio della rete di complicità familiare per garantire un costante presidio sulla corte, utilizzata per ricevere i clienti, mai al minuto, ed effettuare le consegne sempre di quantitativi superiori al chilogrammo. Una volta a settimana, o al massino ogni 15 giorni una Peugeot 208 di colore bianco entrava nella corte ed usciva dopo pochi minuti. A bordo c’erano una donna, Pilotina, di nazionalità albanese e residente a Bellinzago Novarese, ed un uomo, identificato poi in Gigante, figlio di Pilotina, che dopo aver prelevato un sacchetto lo consegnava al Mulo per poi risalire in macchina ed andare via. Da qui gli inquirenti hanno capito che la consegna della droga ed il ritiro del denaro avvenivano in due momenti distinti proprio per limitare i danni in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine. Due settimane dopo, al termine di un servizio di osservazione durato tre giorni continuativi, la Peugeot bianca era ritornata all’abitazione. Alla guida però c’era direttamente il Gigante (la madre, Pilotina, si trovava in Albania) con a bordo la moglie ed i figli di 7 e 5 anni. L’uomo scendeva e consegnava un sacchetto al Mulo per poi risalire in auto. Ma è stato proprio qui che è scattato il blitz del Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri di Legnano: il sacchetto appena consegnato al Mulo conteneva 6 kg di cocaina purissima. All’interno dell’abitazione sono stati trovati 120mila euro in contanti e un ulteriore chilogrammo di cocaina purissima. Anche in questo caso, per ogni evenienza, il Mulo si era procurato una pistola 7,65 clandestina con due caricatori completi di cartucce e perfettamente funzionante. Per le operazioni di taglio e riconfezionamento dei panetti si era attrezzato con una pressa, costruita dal nonno, posizionata sotto il grande poster che lo ritraeva nella posa de “il Mulo”. I Carabinieri hanno così perquisito anche la casa del Gigante, a Bellinzago Novarese, dove hanno trovato 105mila euro in contanti, sottoposti a sequestro. Il blitz si concludeva pertanto con l’arresto in flagranza di reato di tutti e 5 i presenti, il sequestro dello stupefacente, del denaro, della pistola e della pressa. L’operazione consentiva altresì di individuare il vertice del canale di approvvigionamento dello stupefacente proveniente dall’Albania attraverso il gruppo criminale a base familiare residente a Bellinzago Novarese.
Nel corso delle operazioni della mattinata odierna, sono stati impiegati 115 militari, 50 automezzi, delle Compagnie di Legnano, Busto Arsizio (VA), Saronno (VA), Novara, Gonzaga (MN), Novi Ligure (AL), Como, del 3° Reggimento Carabinieri Lombardia di Milano e due unità cinofile del Nucleo Carabinieri di Casatenovo (LC). Degli arrestati, 10 sono stati trasferiti in carcere, mentre gli altri 5 sono agli arresti ai domiciliari. Solo una persona ha l’obbligo di dimora.