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Valditara, sono 50mila gli hikikomori italiani: i giovani isolati dai social

Il 45% dei ragazzi riferisce di essere stato vittima di cyberbullismo; 1 milione e 300 mila ha giocato d’azzardo nel 2023.

Roma – Quasi 50 mila ragazzi da oltre 6 mesi sono chiusi a casa e stanno sui social, completamente isolati: anche in Italia si sta sviluppando la piaga, diffusa in Giappone, degli hikikomori, giovanissimi che si auto-recludono. Il dato lo ha fornito il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, alla conferenza sulla stampa sulla Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze.

Il ministro ha ricordato i dati dell’ultimo rapporto Ocse sulle conseguenze molto serie che hanno l’abuso del cellulare e dei social media per quanto riguarda l’attenzione e il rendimento scolastico; uno studio Unesco – ha sottolineato Valditara – offre dati drammatici sulla carenza di attenzione, sulla l’incidenza negativa dell’abuso del cellulare sulla fantasia e la creatività; tutti gli studi testimoniano come stati d’ansia depressivi, di isolamento sociale, siano sempre più legati alla dipendenza dai cellulari.

Giuseppe Valditara

Il 45% dei ragazzi riferisce di essere stato vittima di cyberbullismo; 1 milione e 300 mila ragazzi ha giocato d’azzardo nel corso del 2023. Ecco perché, sostiene Valditara, “la scuola deve ridare entusiasmo ai giovani, ridare la voglia di credere in se stessi, ricreare un percorso di vita a tanti giovani che si chiedono: ‘quale sarà il mio futuro?’ La scuola deve rimettere al centro la persona, orientare molti ragazzi che vivono nella nebbia e si chiedono: ‘dove andrò? Quale scelta farò?”. Il ministro dell’Istruzione afferma che serve “una nuova didattica: ho visto che quando c’è una didattica attrattiva, coinvolgente, partecipativa, quando i ragazzi trovano la scuola giusta, si entusiasmano e abbandonano lo stato pre-depressivo”.

E poi serve un “ripristino del senso del dovere, della cultura del lavoro già nelle scuole: quando ci si appassiona ad un lavoro, non si ha tempo per distrarsi verso altre realtà. Serve la cultura della regola, che dobbiamo ripristinare, ad iniziare dai programmi scolastici: è decisivo il coinvolgimento delle famiglie in una grande alleanza, portare le famiglie nelle scuole. I dati della Relazione testimoniano come non vi sia in molte famiglie la consapevolezza di quanto queste dipendenze possano avere una incidenza sulla salute e le prospettive del proprio figlio. Serve quindi un intervento a 360 gradi; abbiamo stipulato una convenzione anche con l’Ordine degli psicologi per individuare un presidio ad ogni Ufficio scolastico, ma lo psicologo deve intervenire quando c’è un caso veramente grave”, conclude il ministro.

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