Beccati grazie alle immagini social, sono stati denunciati per vilipendio alla Repubblica e alle forze armate e vilipendio alla nazione italiana. Rischiano fino a 5 mila euro di multa.
Milano – “Vaffan***o Italia!”, “Polizia di m***a!”. Era iniziata a suon di insulti contro il nostro Paese e contro la polizia il Capodanno di un gruppetto di nordafricani che, arrampicatisi sulla statua di Vittorio Emanuele II in piazza del Duomo a Milano, hanno poi pubblicato i video sui social, scatenando l’indignazione dell’opinione pubblica.
In meno di 48 ore, le forze dell’ordine sono riuscite a identificare una dozzina di giovani coinvolti nell’episodio. Grazie al lavoro degli investigatori della squadra mobile e del nucleo informativo dei carabinieri, supportato dal sistema di riconoscimento facciale Sari, è stato possibile risalire all’identità dei colpevoli, per lo più giovani di origini nordafricane provenienti da diverse province lombarde e altre regioni. Tra loro, anche un ragazzo nato in Italia da madre italiana e padre nordafricano.
Tre di loro erano già stati allontanati quella notte dalla zona rossa istituita in piazza Duomo, dove si erano riunite oltre 20mila persone per i festeggiamenti. I nomi degli identificati sono stati inseriti in un’informativa destinata alla procura per proseguire con le indagini. I reati contestati includono i reati di vilipendio alla Repubblica e alle forze armate (articolo 290 del codice penale) e vilipendio alla nazione italiana (articolo 291), entrambi punibili con una multa fino a 5mila euro.
I momenti di tensione non si sono limitati a piazza Duomo. In zona San Siro, gruppi di giovani hanno incendiato rifiuti e oggetti in legno, lanciando bottiglie di vetro contro gli agenti intervenuti. Ad Abbiategrasso, invece, i vigili del fuoco sono stati presi di mira con fuochi d’artificio mentre tentavano di spegnere un incendio provocato dai botti. Infine, ancora più grave, un gruppo di immigrati ha palpeggiato e molestato sessualmente un gruppo di studenti belgi – due ragazzi e quattro ragazze -, come loro stessi hanno denunciato alla polizia e raccontato a un quotidiano nel loro Paese.
I video, condivisi soprattutto su TikTok, hanno generato un’ondata di indignazione, in particolare da parte del centrodestra meneghino e lombardo. Il caso è arrivato al Viminale, che ha promesso un intervento immediato per garantire giustizia.