Esplosione nella raffineria Eni a Calenzano: 2 morti, 9 feriti (altri 17 non gravi) e 3 dispersi [VIDEO]

Il rogo innescato da una perdita di liquido durante il ricarico delle autobotti. La Procura apre un fascicolo. Il sindacato Usb: “Rischi noti da tempo, non si parli di incidente”. E annuncia lo sciopero. Identificata una delle vittime: è Vincenzo Martinelli, 51enne di Prato. Lascia due figlie.

Firenze – Un boato potentissimo, sentito a chilometri di distanza, poi la colonna di fumo denso, nero e acre che si eleva verso il cielo. L’esplosione è avvenuta nel deposito della raffineria Eni di Calenzano (Firenze). Immediatamente sono accorsi sul posto i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e il personale medico per avviare la macchina dei soccorsi. Pesante il bilancio, ancora in fase di aggiornamento: due i morti, 9 i feriti più seri, tra cui due ustionati gravi, mentre sono 3 i dispersi. Altre 17 persone sono ricorse alle cure in ospedale a causa di ferite o traumi minori. Una delle vittime è già stata identificata: si tratta di Vincenzo Martinelli, 51 anni, di Prato, separato e padre di due figlie.

Martinelli fa parte della lista dei dispersi insieme a un operaio originario di Catania  di 57 anni, uno della provincia di Novara di 49 anni, uno nato in Germania ma dalle origini italiane di 45 anni e uno nato a Matera di 45 anni. Stavano tutti operando sulle autocisterne al momento del disastro. 

Dei nove feriti, i due più gravi sono un 51enne della provincia di Livorno (Collesalvetti), ricoverato nel centro Grandi Ustionati dell’ospedale di Cisanello (Pisa), e un operaio di Villa d’Agri (Potenza), trasportato all’ospedale fiorentino di Careggi.  Altre 17 persone si sono presentate spontaneamente nelle strutture ospedaliere di Firenze e provincia per ferite minori, subìte in conseguenza dell’esplosione. Il totale delle persone coinvolte è quindi di 26.

Secondo i primi accertamenti, la deflagrazione sarebbe avvenuta a seguito della perdita di liquido durante le operazioni di ricarica delle autocisterne e sarebbe stata innescata, forse, da una scintilla. L’area dell’incidente è stata posta sotto sequestro e sono in corso le indagini per stabilire le dinamiche dell’accaduto.

Stamani gli ospedali e i Pronto Soccorso di Firenze e zone limitrofe sono stati posti in stato di massima allerta; alcuni dei feriti sono stati trasportati anche in ospedali fuori regione. Il policlinico di Careggi ha subito attivato il piano di massiccio afflusso, in previsione del possibile arrivo di molti feriti. Per fortuna ciò non è avvenuto.

Nel pomeriggio è stato riaperto il tratto dell’autostrada A1 in corrispondenza dell’uscita di Calenzano, rimasto a lungo chiuso in entrambe le direzioni. Anche la circolazione ferroviaria è rimasta sospesa per ore sulle linee regionali Firenze-Bologna e Firenze-Prato-Pistoia per l’intervento dei Vigili del Fuoco e delle Forze dell’Ordine. “Arpat comunica che non ci sono rischi per la salute causati dall’incendio verificatosi questa mattina presso il deposito Eni”, ha comunicato il Comune di Calenzano con un post sulla pagina Facebook. “Ferrovie e Autostrada – aggiunge il Comune – regolarmente riaperte”.

Subito dopo l’incidente, il Comune aveva pubblicato un appello sui social in cui invitava la popolazione a non avvicinarsi all’area interessata, a tenere chiuse porte e finestre e a spegnere eventuali impianti di climatizzazione.  Nell’area interessata dall’esplosione era presente un forte odore acre dovuto alla combustione di idrocarburi, tanto che alle persone presenti sono state distribuite mascherine per potersi riparare le vie respiratorie. L’incidente ha creato un’onda d’urto importante che ha frantumato i vetri di tante abitazioni. Il Dipartimento della protezione civile ha attivato It alert per un raggio di 5 km.

“La macchina dei soccorsi è partita immediatamente e abbiamo attivato l’allertamento invitando le persone del luogo a restare al chiuso, in attesa di conoscere se e quali effetti abbiano prodotto le sostanze tossiche”. Lo dice il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci.

L’esplosione nel sito Eni di Calenzano è avvenuta in un’area definita punto di carico dove le autobotti effettuano il rifornimento di carburante. Eni in una nota ha comunicato che il rogo è confinato alla zona pensiline di carico e non interessa “in alcun modo il parco serbatoi”. I vigili del Fuoco hanno domato nel giro di poche ore le fiamme e sono riusciti a evitare che si propagassero ai depositi vicini, causando un disastro ancora più grande.

Spente le fiamme, è il tempo di fare chiarezza per cercare di ricostruire l’accaduto e accertare eventuali responsabili. La procura di Prato ha aperto un inchiesta e ha delegato le indagini al comando provinciale di Firenze dei carabinieri. Nominati anche, spiega sempre la procura, “alcuni medici legali e tre consulenti tecnici per accertare le cause dell’esplosione”. Aggiunge il procuratore Tescaroli: “Abbiamo richiesto intervento dell’Arpat e della Asl Toscana centro per evidenziare i profili di possibili responsabilità sul luogo teatro dell’esplosione”. Rischi che per fortuna sembrano scongiurati.

Occorrerà anche fare la conta dei danni. La deflagrazione è stata talmente forte che ha investito diversi edifici, mandando in frantumi i vetri e causando danneggiamenti e disagi. “Ci sono 15 aziende nei dintorni che sono state evacuate a scopo cautelativo, e che hanno subito danni. Sono in corso valutazioni per capire se si può tornare a lavorare in quei luoghi. Le scuole del territorio sono invece tutte aperte e Arpat è rassicurante sulla qualità dell’aria. La colonna di fumo densa che si è sviluppata era anche molto calda e si è alzata molto. Il vento era piuttosto importante oggi, e quindi si è tutto disperso e non ci sono problemi per la qualità dell’aria”, ha confermato l’assessore regionale alla Protezione civile Monia Monni nel punto stampa del pomeriggio. Evacuati da parte del Comune anche una piscina e il palazzetto dello sport che sono non molto distanti dal luogo dell’incidente.

Cordoglio per le vittime, vicinanza ai feriti e alle famiglie colpite dall’incidente e ringraziamento a quanti si stanno prodigando nei soccorsi è stato espresso dalla premier Giorgia Meloni, che ha fatto sapere di seguire con apprensione l’evolversi dell’accaduto. Sulla stessa lunghezza d’onda il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “È con profondo dolore che esprimo il mio cordoglio alle famiglie delle vittime del tragico incidente accaduto oggi a Calenzano. La mia vicinanza insieme agli auguri di pronta guarigione a tutti coloro che sono rimasti feriti a causa della violenta esplosione. Ai Vigili del fuoco, prontamente intervenuti sul posto per prestare soccorso e ancora impegnati nella ricerca dei dispersi, va il mio apprezzamento e la mia gratitudine”.

“Si tratta dell’ennesima ferita inflitta al nostro territorio. Un disastro terribile e, ancora una volta, non è possibile dire che si sia trattato di una fatalità. I rischi di esplosione del deposito infatti si conoscevano bene e da anni”, sostiene in una nota, il sindacato Usb Toscana. “Non si deve parlare di incidente – aggiunge il sindacato – , è l’ennesimo atto di guerra contro lavoratrici, lavoratori, cittadine e cittadini. È l’ennesima strage perpetrata in nome del profitto, in una guerra combattuta con le armi della deregolamentazione, dell’impunità, del ricatto tra vita, salute e lavoro”.

Governo, imprese e associazioni di rappresentanza, continua la nota, “devono assumersi le proprie responsabilità: imprenditori che pensano solo al profitto agendo al massimo ribasso, appalti a cascata, mancanza di controlli, precarietà del lavoro sono conseguenze di scelte ben precise, non sono una fatalità.
Per questo nei mesi scorsi abbiamo chiesto l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime”. Per questo, ricorda Usb Toscana, “il prossimo 13 dicembre, abbiamo proclamato lo sciopero generale e generalizzato, contro la manovra del governo Meloni, il governo della guerra e dei tagli allo stato sociale. Alla guerra si risponde con la resistenza. È ora di preparare la controffensiva. Queste stragi si devono impedire! Oggi più che mai è urgente costruire una mobilitazione sociale ampia in difesa della nostra vita, del nostro lavoro, dei nostri bisogni”.

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