Ultras, 24 Daspo da 3 a 10 anni: si muovono la politica e la commissione Antimafia

Saranno valutate anche eventuali audizioni in merito alla vicenda. Tre giorni fa 19 arresti, i capi coinvolti non hanno risposto ai pm.

Milano – Sull’inchiesta degli ultras milanesi, si muove la magistratura e anche la politica. È stata quasi tutta notificata la prima tranche di Daspo – i provvedimenti interdittivi alle manifestazioni sportive – emessi dal questore Bruno Megale in relazione all’inchiesta milanese che tiene sotto scacco le organizzazioni ultras di Inter e Milan. Si tratta di 24 Daspo tra i 3 e i 10 anni, a cui dovrebbero seguire decine di altri provvedimenti in tempi relativamente brevi. Intanto oggi è emerso che la commissione parlamentare Antimafia acquisirà gli atti dell’inchiesta di Milano che riguarda presunti affari illeciti, violenze e un patto tra gli ultrà delle curve Nord e Sud. La richiesta degli atti è stata già avanzata e a breve potrebbe quindi giungere la documentazione richiesta. Nei prossimi giorni saranno valutate anche eventuali audizioni in merito alla vicenda.

Anche il ministro per lo Sport Andrea Abodi, che già ieri aveva annunciato delle misure, è tornato ancora sull’argomento. “Penso che lo stadio non sia una zona franca, un tifoso non può essere un delinquente. Vorrei che lavorassimo tutti insieme per una distinzione netta, se sei un tifoso ci sono delle regole, se sei un delinquente e le violi non sei più un tifoso e non entri allo stadio. La prossima settimana incontrerò il ministro Piantedosi e troveremo nuove soluzioni in termini legislativi”. E sui fatti accaduti ha aggiunto: “Se diventano semplicemente cronaca e non lasciano il segno sono un’occasione persa, invece penso che dobbiamo cogliere l’attimo per un cambio di passo”. “L’immagine del calcio – conclude – viene toccata da questi fatti solo se non ci sarà una reazione, se ci sarà una reazione sarà una risposta positiva, di un mondo sano, aggredito da fattori che con lo sport e il calcio non c’entrano niente”.

Andrea Abodi

Intanto, gli ultras arrestati, interrogati in carcere hanno scelto il silenzio. Sia ieri che oggi, negli interrogatori di garanzia i capi delle curve si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, 5 oggi e altri otto ieri davanti al gip di Milano Domenico Santoro. Non hanno voluto proferire parola Marco Ferdico e Luca Lucci, ormai ex capi delle curve interista (la Nord) e milanista (la Sud), così come altri tre ultras in carcere, Mauro Nepi, Francesco Intagliata e Matteo Norrito. Altri tre ultras finiti in carcere saranno sentiti domani dal giudice, così come le tre persone ai domiciliari, tra cui l’imprenditore nel settore parcheggi Gherardo Zaccagni. Intanto, il procuratore di Milano Marcello Viola ha incontrato i legali di Milan e Inter nell’ambito del procedimento di prevenzione aperto sulle due società, non indagate.

Non ci sono tempi o scadenze previsti, è stato riferito, ma il procedimento è in corso e dovrebbe servire a spezzare i legami tra gli ultras e i loro affari illeciti e figure dei club. La Procura di Milano, ha fatto sapere che non ci sono indagati tra Inter e Milan a margine dell’inchiesta che ha portato all’arresto dei 19 capi ultras nerazzurri e rossoneri. Nonostante questo gli inquirenti vogliono far luce sulla vicenda anche lato club per capire se effettivamente i legami emersi dalle intercettazioni tra alcuni tesserati e il tifo organizzato, irregolari secondo la giustizia sportiva, siano stati frutto del caso oppure rientrino nell’alveo dell’intimidimento da parte della Curva.

Il rischio peggiore, secondo la rosea, è lo spettro di essere sottoposti ad amministrazione giudiziaria, una sorta di commissariamento controllato delle due società. Per evitare questo e altri rischi, infatti, sia Inter che Milan si sono subito rese disponibili per collaborare con gli inquirenti. I problemi più grandi sarebbero per l’Inter perché, citando i pm: “sono emerse “alcune carenze organizzative dell’Inter nella gestione dei rapporti con la tifoseria”.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa