Raccolti oltre 60 milioni di euro, ma solo una minima parte è finita nell’acquisto del metallo pregiato. Il grosso serviva per remunerare i primi clienti e compensare i cervelli della frode.
Milano – Finanzieri e Procura di Milano hanno svelato l’esistenza di un cosiddetto “schema Ponzi”, mascherato da un sofisticato sistema societario, basato su una rete di promotori impegnati nel procacciamento di clienti. I professionisti coinvolti, privi delle necessarie autorizzazioni per l’offerta fuori sede di prodotti finanziari, hanno promosso l’acquisto di oro da investimento e il deposito del metallo prezioso presso un’altra società coinvolta, promettendo un rendimento del 4% mensile (48% annuo) derivante da investimenti nel settore farmaceutico mai effettuati.
Per attrarre nuovi investitori, gli indagati si servivano del passaparola e di un’intensa attività promozionale sui social media, organizzando eventi esclusivi per presentare le opportunità di investimento, consolidando così la loro credibilità.
Dal 2019, le somme raccolte ammontano a oltre 60 milioni di euro, ma solo il 15% è stato destinato all’acquisto effettivo di oro fisico. Il resto è stato utilizzato per remunerare i primi clienti e per altri scopi, come il pagamento di compensi agli ideatori della frode. Per scoraggiare le richieste di restituzione del capitale, ai clienti veniva proposta l’iscrizione a un’associazione culturale che offriva vantaggi riservati, pagabili con una valuta convenzionale spendibile presso una rete di esercizi convenzionati.
A conclusione delle indagini i finanzieri del Nucleo Investigativo del Servizio Speciale Antiriciclaggio, coordinati dalla Procura, hanno sottoposto a misura cautelare personale sei persone e contemporaneamente posto sotto sequestro un importo di circa 23 milioni di euro. Sono state inoltre effettuate oltre 30 perquisizioni su tutto il territorio nazionale. Sono stati sequestrati 13 lingotti d’oro per un valore di 800mila euro, trovati in possesso di uno degli indagati, sottoposto agli arresti domiciliari.