Le indagini hanno portato alla scoperta di una rete di società legate a precedenti giudiziari e coinvolte nell’indebita percezione di fondi pubblici durante l’emergenza Covid-19.
Bologna – I militari della Guardia di finanza hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali a carico di 2 imprenditori, nei cui riguardi il G.I.P. del tribunale felsineo, Letizio Magliaro, ha disposto sia il “divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale di responsabile legale o amministratore di qualsiasi ufficio direttivo di impresa”, che il sequestro preventivo anche “per equivalente” e per un valore di oltre 400 mila euro.
Gli accertamenti, effettuati dal Nucleo di polizia economico-finanziaria e diretti dalla locale Procura della Repubblica nella persona del Dott. Tommaso Pierini, si inquadrano nel contesto di una più ampia indagine che ha disvelato una rete composta da 20 società legate, per lo più in maniera “opaca”, a persone gravate da precedenti giudiziari di rilievo. Queste ultime hanno amministrato, anche di fatto, dette società, percependo, indebitamente, risorse pubbliche stanziate – in seguito all’emergenza da coronavirus – con l’emanazione dei Decreti Legislativi nn. 41/2021 (“Decreto Sostegni”) e 73/2021 (“Decreto Sostegni bis”), e omettendo di dichiarare al Fisco elementi positivi di reddito.
Le illecite condotte hanno indotto l’A.G. felsinea a disporre l’applicazione, non solo di misure interdittive ex art. 290 c.p.p., ma anche del sequestro preventivo di risorse finanziarie ottenute quale provento dei reati di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316 ter c.p.) e di omesso versamento di IVA (art. 10 ter del Lgs. n. 74/2000).
Per commettere tali delitti, i due indagati si sono avvalsi di una società artatamente costituita per fornire manodopera impiegata presso cantieri navali operanti nei porti di Ancona e Taranto e, al contempo, dirottare gli ingenti ricavi ottenuti su conti correnti radicati a Praga. Il trasferimento di fondi all’estero ha eluso ogni forma di riscossione coattiva che avrebbe potuto adottare l’Erario in ragione dei significativi debiti fiscali accumulati dall’impresa.
Inoltre, tramite quest’ultima sono stati percepiti, nel 2021, contributi COVID, pari a circa 50 mila euro, stanziati nel corso dell’emergenza epidemiologica e prontamente prelevati dai due indagati per fini personali.