In passato questa pianta veniva utilizzata come rimedio contro problemi respiratori come pertosse, asma e bronchite. Oggi il trifoglio rosso viene utilizzato, come altri prodotti a base di isoflavoni, per lenire i sintomi della menopausa, per ridurre il dolore al seno associato al ciclo mestruale, per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, per prevenire l'osteoporosi e per contenere la sintomatologia connessa all'iperplasia prostatica benigna.
Solo 10 anni fa sono state dimostrate le grandi qualità terapeutiche del trifoglio rosso (dal colore del suo fiore), umilissima pianta così comune nei nostri giardini, capace però di alleviare in modo veloce e significativo i problemi della menopausa e dell’ipertrofia prostatica. Oltre ad essere ricca di antiossidanti possiede una buona presenza di estrogeni vegetali, e soprattutto di qualità. Questi hanno una efficacia di decine di volte inferiore a quelli umani ma sufficienti per dare risultati terapeutici importanti. Nell’uomo vanno ad occupare le porte di entrata degli estrogeni sulla membrana delle cellule prostatiche, perché gli estrogeni umani non possano entrare e quindi la stimolazione della crescita prostatica è di 100 volte inferiore. Nel climaterio il trifoglio normalmente compensa la carenza di estrogeni, alleviando così tutti i disturbi come insonnia, stati depressivi, sudorazione, vampate eccetera, ma in menopausa il trifoglio rosso riesce anche ad impedire la ritenzione idrica.
In entrambi i sessi questa terapia stimola inoltre la produzione di ossido nitrico, che migliora l’elasticità dei vasi sanguigni prevenendo le malattie di questo settore, e soprattutto favorendo la microcircolazione, ad esempio del cervello. In precedenza, si utilizzava la soia per lo stesso scopo, ed in effetti lo si fa ancora quando raramente il trifoglio non è efficace, benché sia 45 volte più attivo della soia nell’attenuare i disturbi del climaterio. Un’altra pianta importante in tale ambito e le cimicifuga. Questa si utilizza principalmente per i dolori mestruali o per regolarizzare il ciclo, benché abbia dato risultati utili anche sulla menopausa, nei pochi casi in cui le altre erbe abbiano fallito. Questa non dà un apporto diretto di estrogeni ma agisce sull’asse ipotalamo-ipofisi, quindi sul sistema nervoso che controlla l’apparato riproduttivo. Per ultimo ricordiamo che l’uva è uno delle poche fonti rilevanti di boro che, oltre a regolarizzare il metabolismo del calcio, aumenta il livello di estrogeni.