Susanna e la figlia morte abbracciate nel Piave: lei era depressa, la piccola Mia malata

I corpi recuperati su un isolotto del fiume a valle del ponte di Vidor. La donna si sarebbe abbandonata alla corrente stringendo a sé la bimba.

Treviso – La speranza è finita, il peggior incubo è diventato realtà. In mattinata su un isolotto nel Piave le squadre di soccorso hanno ritrovato i corpi di Susanna Recchia, e della figlia di tre anni, Mia. La donna si era allontanata dalla casa di Miane, in provincia di Treviso, da venerdì sera assieme alla piccola.

Il ritrovamento, come conferma l’assessore veneto alla Protezione civile Giampaolo Bottacin, è stato fatto in un isolotto del Fiume Piave a valle del ponte di Vidor (Treviso). Secondo una prima ricostruzione dell’accaduto, gli inquirenti ipotizzano che la donna abbia preso in braccio la figlia di 3 anni e con lei si sarebbe immersa nel fiume Piave, facendosi trascinare dalle acque in piena fino ad annegare entrambe.

E’ l’ipotesi di reato, sulla quale la procura della Repubblica di Treviso ha aperto un fascicolo dove viene ipotizzato l’omicidio suicidio. Un’ulteriore conferma che rafforzerebbe questa ipotesi, arriva dai contenuti di una lunga lettera rinvenuta e sequestrata nell’abitazione dove Susanna Recchia viveva con la bambina, missiva nella quale la donna annunciava il proposito di uccidersi.

Susanna, di professione igienista dentale, oltre alla bimba di tre anni aveva tre figli avuti da una precedente relazione. Dai vicini di casa viene descritta come una donna molto riservata con pochissime amicizie. Anche dal racconto dell’ex compagno Mirko – la coppia si era appena separata -, padre della bimba, emerge che non aveva mai tenuto comportamenti che lasciassero pensare a quanto poi è accaduto. Anche se – riferisce l’ex compagno – proprio la separazione aveva provocato una sorta di disagio e di disorientamento di Susanna.

Il procuratore di Treviso ha spiegato che la vicenda è “senza ombre e dal chiaro sviluppo. E’ evidente che la donna era vittima di quella che viene definita depressione maggiore – ha spiegato -, una malattia psichica che spesso non dà avvisaglie o quanto meno è difficile da interpretare per i non esperti”. “Una forma di depressione – ha aggiunto – che fa vedere solo tragedie nel futuro e che, come probabile gesto protettivo, spinge a portare con sé quanti si amano”.

Una vita comunque segnata da situazioni difficili, quella di Susanna. Tempo fa era, mentre era al volante della sua auto, era stata protagonista di un incidente causato dal blackout del semaforo che regolava l’incrocio, in una notte di maltempo. Nel sinistro aveva perso la vita la sua migliore amica, e la donna non si dava pace anche se la polizia aveva acclarato che non c’era nessuna colpa da parte sua. Poi c’erano le due separazioni, e infine il fatto la piccola Mia avesse seri problemi di salute. Forse tutto questo può aver pesato nella decisione del tragico gesto.

Le ricerche di madre e figlia erano riprese questa mattina dopo che ieri l’auto della donna, una Volkswagen Tiguan di colore bianco, era stata trovata vuota a Covolo di Pederobba (Treviso). Da quel momento gli sforzi si sono concentrati nella zona del ponte di Vidor, tristemente noto come luogo di suicidi là dove il fiume Piave è particolarmente violento. 

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa