Il 15 settembre del 1993 un commando inviato dai capi mandamento di Brancaccio fredda il sacerdote sotto casa, nel giorno del suo 56esimo compleanno.
Palermo – La storia di don Giuseppe Puglisi comincia e finisce a Brancaccio, quartiere periferico di Palermo dove il sacerdote era nato nel 1937, figlio di una famiglia modesta, e dove i killer della cosca Graviano lo freddarono sotto casa il giorno del suo 56esimo compleanno. Era il 15 settembre 1993.
Entrato in seminario all’età di sedici anni, don Puglisi fu ordinato sacerdote il 2 luglio 1960 e già nei primi incarichi si distinse per la sua attività educativa rivolta ai giovani. Il 29 settembre del 1990 tornò nel quartiere di origine come parroco della parrocchia di San Gaetano. Diviso tra gli impegni pastorali e l’insegnamento – negli ultimi anni di vita era stato professore al liceo classico Vittorio Emanuele II di Palermo – il sacerdote fu protagonista di una tenace lotta al potere dei clan criminali sul territorio.
A Brancaccio inaugurò il centro Padre nostro, struttura che negli anni sottrasse molti giovani alla strada e alle lusinghe della malavita, che proprio di quella manovalanza a basso costo si serviva per lo spaccio e piccole rapine. Cominciò così un’escalation di minacce rivolte al sacerdote e ai suoi stretti collaboratori, senza che l’aperta ostilità dei boss facesse recedere don Puglisi dal suo impegno quotidiano. Continuò invece la sua opera di evangelizzazione, rivolgendosi direttamente ai mafiosi nelle sue omelie domenicali, chiamandoli al pentimento.
Finché i capi mandamento di Brancaccio non ritennero la sua opera troppo pericolosa per il mantenimento del potere e lo condannarono a morte. A sparargli alla nuca dopo averlo atteso sotto casa fu Salvatore Grigoli, che dopo l’arresto cominciò a collaborare con la giustizia e raccontò gli ultimi momenti del sacerdote: prima di essere ucciso si rivolse ai killer, nel gruppo di fuoco c’era anche Gaspare Spatuzza, con un sorriso e mormorando “me l’aspettavo”. Esecutori materiali e mandanti, i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, furono condannati all’ergastolo. Il 25 maggio 2013, sul prato del Foro italico di Palermo, don Pino Puglisi, primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia, è stato proclamato beato.