orsi liber

Blitz notturno degli animalisti al recinto del Casteller di Trento: “Orsi liberi!”

Striscioni e bengala accesi davanti alla struttura che ospita Papillon e Gaja. Il movimento Centopercentoanimalisti accusa la Provincia di Trento: “Promesse non mantenute”.

Trento – Nuova protesta degli attivisti per i diritti degli animali al recinto faunistico del Casteller, dove vivono Papillon (dal 2020) e Gaja (dal 2023), due degli orsi catturati e detenuti dalla Provincia autonoma di Trento. Nella notte tra il 3 e il 4 giugno, militanti del movimento Centopercentoanimalisti hanno messo in atto un’azione simbolica davanti alla struttura, accendendo bengala e esponendo uno striscione con lo slogan: “Oggi l’azione… domani la liberazione! Orsi liberi!”

L’iniziativa, definita dagli stessi promotori “assolutamente silenziosa per non spaventare gli orsi”, mira a riaccendere l’attenzione mediatica e politica sulla gestione della fauna selvatica in Trentino, tema da anni al centro di critiche e polemiche.

Accuse al presidente Fugatti: “Gaja doveva essere trasferita in Germania”

Al centro della protesta la vicenda di Gaja, l’orsa catturata nel 2023 e tuttora ospite del Casteller. Secondo gli attivisti, il presidente della Provincia Maurizio Fugatti avrebbe annunciato tempo fa un imminente trasferimento dell’animale in un rifugio in Germania, trasferimento però mai avvenuto. “Ancora una volta – si legge nella nota del movimento – le bugie del governatore Fugatti sono state confermate. Gaja è ancora in gabbia, nonostante le promesse.”

Il recinto del Casteller è da tempo oggetto di critiche da parte di associazioni animaliste nazionali e internazionali, che ne contestano le condizioni di detenzione e la politica di cattura degli orsi giudicati pericolosi o “problematici”.

L’appello: “Sugli orsi serve un coinvolgimento a livello nazionale”

Gli attivisti chiedono un coinvolgimento diretto della politica nazionale nella gestione della questione orsi in Trentino, definita “vergognosa” e priva di una visione ecologica e rispettosa del benessere animale. “Il problema non è solo trentino – sostengono – ma riguarda tutta l’Italia e il modo in cui viene trattata la fauna selvatica.”

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