Al via la requisitoria sul disastro ferroviario che nel 2018 provocò 3 vittime. Il pm: giunti “individuati e segnalati, ma non sostituiti finché non si rompevano”.
Milano – E’ stata la rottura del giunto, in condizioni di forte degrado, a causare sei anni fa a Pioltello il deragliamento del treno regionale Cremona-Milano Porta Garibaldi. Un incidente, avvenuto la mattina del 25 gennaio 2018, che ha causato la morte di 3 persone – Ida Maddalena Milanesi, Pierangela Tadini e Alessandra Giuseppina Pirri – e il ferimento di circa 200 e sarebbe stato causato da “chi non ha provveduto alla corretta manutenzione”.
Questo quanto emerso dalla requisitoria del pm di Milano Leonardo Lesti, tenuta durante il processo a carico di 9 imputati, tra cui l’ex amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile ed ex dirigenti e tecnici della stessa azienda, oltre a Rfi come responsabile civile. Tutti quanti rispondono, a vario titolo, di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo e lesioni colpose.
Le telecamere puntate sul tratto ferroviario mostravano scintille generate al passaggio dei treni in quel punto – il cosiddetto “punto zero” – fin dal 17 gennaio, quindi circa sette giorni prima dell’incidente. Il giorno del deragliamento, le immagini evidenziano le scintille al passaggio delle prime carrozze, poi una specie di fiammata e poi più nulla perché è il giunto, in pessime condizioni, è saltato, provocando un gap di 23 centimetri sulla superficie della rotaia e il conseguente deragliamento delle ultime carrozze. In quel momento il treno viaggiava a 140 km/h, una velocità regolare: si divise “in tre parti” e la carrozza numero tre si staccò, sbatté sui pali e si ribaltò fuori dai binari.
Non è invece riscontrabile, sempre per il pm, un malfunzionamento del sistema frenante. Il “treno 10452, fino al momento del deragliamento, aveva un impianto frenante perfettamente funzionante, possiamo dire con certezza che l’incidente avvenne per la rottura del giunto” sulla rotaia e che vanno analizzate le “responsabilità e i comportamenti che causalmente, non avendo provveduto alla corretta manutenzione del giunto, possono ritenersi condizione dell’evento”, ossia del disastro ferroviario, ha affermato il pm secondo il quale “non è riscontrabile alcun malfunzionamento del sistema frenante, sostenuto con forza, invece, dalla difesa di Rfi”. E anche il macchinista “non dice mai che, prima dello svio, c’è stato un problema al sistema frenante”.
Durante la requisitoria, infine, il pm Lesti ha puntato il dito contro Rfi affermando che, dalla lettura delle procedure e dei vademecum dell’azienda, non si legge mai che, in caso di problemi al giunto, sarebbe stata prevista la “sostituzione immediata”, ma solo “tempestiva”. Eppure, nel 2017, si erano già verificate rotture di giunti: “Emerge la consapevolezza del fenomeno e della sua pericolosità da parte dei vertici di Rfi”, ha detto il pubblico ministero citando casi segnalati nel 2010, nel 2015 e nel 2016 dall’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Ansf). I giunti, ha affermato Lesti, “venivano individuati e segnalati, ma non venivano sostituiti finché non si rompevano”.