Tragedia sulla Marmolada: morti 2 alpinisti, la lunga scia delle vittime della montagna

A dare l’allarme la moglie di uno dei due: l’ennesimo dramma estivo, che ha visto nella settimana dopo Ferragosto 6 casi in 48 ore.

Trento – Tragedia sulla Marmolada. Due alpinisti italiani di Asolo sono morti dopo essere precipitati mentre scalavano la via Don Chisciotte. L’incidente è avvenuto ieri, ma i corpi sono stati recuperati oggi dal Soccorso alpino Veneto. A dare l’allarme era stata ieri sera la moglie di uno dei due visto che non riusciva più a mettersi in contatto con il marito dal primo pomeriggio. I soccorritori hanno prima trovato le due macchine e poi stamattina individuato i corpi dei due alpinisti. Ieri sera verso le 23.20 il Soccorso alpino della Val Pettorina è stato attivato dalla Centrale del Suem, allartata dalla moglie di uno dei due, a cui aveva mandato un messaggio senza ricevere risposta attorno alle 14.

Ritrovate le macchine, una parcheggiata a Malga Ciapela, da dove erano saliti al Rifugio Falier, e una in Fedaia, dove sarebbero arrivati scendendo dal ghiacciaio una volta completata la via, i soccorritori sono saliti fino a Malga Ombretta a sud e lungo il ghiaccio sul versante nord per vedere se i due scalatori fossero in ritardo. Non trovandoli, alle 5.30 questa mattina una squadra è salita al Rifugio Falier per osservare la parete con il binocolo, senza vederli. Da Belluno è quindi decollato Falco 2 che si è diretto subito sui ghiaioni alla base della parete, rinvenendo purtroppo i corpi esanimi. Constatato il decesso, le salme sono state recuperate e trasportate alla cella mortuaria di Rocca Pietore. Dalle prime informazioni, i due alpinisti, che erano partiti ieri alle 4.30 dal Rifugio Falier per attaccare la via, potrebbero essere precipitati già sui primi tiri. 

Ancora morti in montagna dunque, dopo i tanti casi che si sono verificati questa estate. Addirittura sei morti in 48 ore e un giovane disperso nel fine settimana dopo Ferragosto, dal Cervino alle Alpi Apuane, senza distinzioni di età. In cinque casi si tratta di escursionisti scivolati dalle pareti per diverse centinaia di metri, mentre uno è un anziano colto da malore in bici. Una lista di morti o infortuni che si allunga con prepotenza d’estate, complice – spiegano gli esperti – la maggiore affluenza nei luoghi montani “post Covid”. E una buona dose di imprudenza.

“Il rischio zero in montagna non esiste, ma lo si può ridurre avendo le giuste cautele”. Non usa mezzi termini Pino Giostra della direzione nazionale del Soccorso alpino e Speleologico. L’esperto consiglia, dunque, di scegliere un itinerario adeguato alle proprie capacità tecniche e fisiche e di essere accompagnati sempre da un professionista. “Controllare il meteo”, è l’altra indicazione. E poi: “raccogliere informazioni dalle persone in loco, avere l’attrezzatura idonea, non andare da soli e rendere noto sempre dove si va”.

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