Toti appende le scarpe al chiodo: “Da protagonista a telecronista”

L’ex governatore ligure lascia anche Noi Moderati dopo l’addio forzato alla Regione. “Con la politica ho chiuso, ora osservo da bordo campo”.

Genova – Giovanni Toti taglia definitivamente i ponti con l’attività politica. L’ex presidente della Regione Liguria, costretto alle dimissioni un anno fa a causa dell’inchiesta giudiziaria che lo ha coinvolto, ha annunciato che rassegnerà le dimissioni dal ruolo di presidente del partito.

“Con la politica chiudo, ho deciso di voltare pagina”, dichiara senza mezzi termini in una lunga intervista al Corriere, tagliando anche l’ultimo legame con l’attività pubblica che aveva caratterizzato la sua carriera.

“È giusto lasciare a chi ha passione”

La decisione dell’ex governatore ligure non è casuale. “È un ruolo che non ho mai esercitato”, spiega riferendosi alla presidenza di Noi Moderati. “È giusto che lo lasci a chi ha voglia, tempo e passione. Io consiglio di affidarlo a Ilaria Cavo, donna capace ed esperta, con la mia stessa visione politica”.

Ma come si può davvero rinunciare a quella che è sempre stata la sua principale passione? Toti ha una risposta pronta: “Diciamo che anziché fare politica in prima persona, farò il telecronista. Ho avviato un’agenzia di comunicazione e sono tornato a scrivere”.

Dal sogno nazionale al ritorno alle origini

L’ex presidente della Liguria ammette che questo non era il destino professionale che aveva immaginato. “Visto quel che è successo con il terzo mandato, anche la mia esperienza da presidente era agli sgoccioli. Ed escludo che qualcuno mi avrebbe offerto qualcosa di altrettanto gratificante quanto l’esperienza da governatore”.

Il riferimento è anche al tentativo, non riuscito, di costruire un progetto politico nazionale con il partito “Cambiamo”. “Ho provato a rafforzare l’area moderata del centrodestra che mostrava forte gracilità”, riconosce. “Avendo vissuto l’epopea berlusconiana, mi pare che quell’area abbia un ruolo minoritario se non residuale”.

La nostalgia per Berlusconi e l’eccezione Pier Silvio

Nell’intervista, Toti non nasconde la nostalgia per i tempi di Silvio Berlusconi, che lo scelse come consigliere tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, quando dirigeva il Tg4. “Il Cavaliere in uno dei tanti sforzi di rinnovamento pensò a me”, ricorda.

Silvio Berlusconi

E proprio parlando del futuro dell’area moderata, Toti lascia aperta una porta: “Servirebbe un altro Berlusconi. Pier Silvio non lo ha escluso. Per uno di famiglia sarei disposto a tornare indietro”.

Su Forza Italia post-Berlusconi, il giudizio è articolato: “Antonio Tajani ha fatto un lavoro enorme e nessuno ci avrebbe scommesso. Ma la sopravvivenza è una condizione necessaria ma non sufficiente”. La ricetta? “Serve una rivoluzione come nel ’94, non basta abbassare dello 0,1% le tasse”.

Nessun pentimento per il patteggiamento

Toti affronta anche il capitolo giudiziario che ha segnato la fine della sua esperienza politica. “Errori ne ho commessi tantissimi. Ma non mi ritengo colpevole né moralmente né legalmente. Il patteggiamento non è un’ammissione di colpa”, ribadisce con fermezza.

L’ex governatore non risparmia critiche al sistema: “Sicuramente l’essere ingombrante o caustico in qualche occasione non mi ha regalato simpatie. Resto convinto che la magistratura abbia sbagliato l’interpretazione del nostro modo di far politica”.

La difesa del “modello Milano”

In chiusura, Toti difende anche il sindaco di Milano Beppe Sala, finito recentemente nel mirino per questioni simili. “Non ho capito se la maggioranza che lo sostiene è orgogliosa o no del modello Milano”, osserva. “Se sì, deve difendere sindaco e assessore e non chiedere di cambiare rotta. Se no, devono andare tutti a casa”.

Beppe Sala
Il sindaco di Milano Beppe Sala

La sua visione resta quella liberale di sempre: “Se si vuole distribuire la ricchezza ci deve essere chi la produce. La famosa avidità di cui si parla è il motore che crea ricchezza anche per chi è rimasto indietro. Di sicuro, il giudizio sulle scelte non va lasciato alla magistratura“.

Con questa uscita di scena, si chiude definitivamente un capitolo importante della politica ligure e nazionale, mentre Toti si prepara a osservare da spettatore un mondo che per decenni lo ha visto protagonista.

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