L’attivista curda ha passato 300 giorni in carcere in Calabria. Boccia “Nordio chiarisca”. Salis “Dimissioni per manifesta incapacità”.
Crotone – “Io ho perso un anno di vita che nessun risarcimento potrà mai restituirmi. Sono rimasta in
carcere 300 giorni per non aver fatto nulla, non è giusto”, Sono parole di Maisoon Majidi al suo avvocato subito dopo la pronuncia del tribunale di Crotone, presieduto dal giudice Edoardo D’Ambrosio, che ha disposto la scarcerazione di Maysoon Majidi, la giovane attivista per i diritti umani di nazionalità curda arrestata il 31 dicembre 2023 dalla Guardia di finanza con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Detenuta prima a Castrovillari poi a Reggio Calabria, a lei i pm contestavano in sostanza di aver fatto parte del gruppo di scafisti dell’imbarcazione approdata su una spiaggia a nord di Crotone nel giorno di San Silvestro con 77 persone a bordo.
Accusa basata essenzialmente sulle dichiarazioni di due migranti che secondo i quali avrebbe coadiuvato il comandante dell’imbarcazione nel tenere a bada i migranti. Testimoni che, peraltro, la pubblica accusa non è stata in grado di rintracciare e ascoltare in udienza. I giudici del collegio penale hanno invece potuto ascoltare il racconto di quattro testimoni della difesa (marito, moglie e figlia di una famiglia iraniana e del fratello dell’imputata) per concludere che Maysoon Majidi non poteva essere una scafista, nè l’aiutante del capitano, ma una migrante come le altre persone a bordo. Anche la testimonianza del capitano dell’imbarcazione, Akturk Ufuk, ha rafforzato la tesi della difesa. “Maysoon – ha detto ai giudici – non ha fatto nulla sulla barca, zero, stava troppo male: ho guidato io la barca da solo”.
Inoltre, Akturk Ufuk ha indicato guardando delle foto una serie di persone che sarebbero stati i veri trafficanti: “Stavano sempre al telefono con i trafficanti in Turchia – ha spiegato l’uomo – davano ordini, prendevano i telefoni degli altri migranti”. Le stesse persone peraltro erano state indicate da Maysoon come trafficanti nel corso degli interrogatori. Il Tribunale ha quindi accolto l’istanza di scarcerazione presentata dal difensore, l’avvocato Giancarlo Liberati e ha rimesso in libertà la giovane attivista curda. “La liberazione di Maysoon Majidi è una bellissima notizia”, afferma il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia, che aggiunge: “Le siamo stati vicini e continueremo a farlo anche durante il resto del processo che la vede imputata, assurdamente, di essere una scafista”. E conclude: “Restiamo in attesa che il ministro Nordio risponda alla nostra interrogazione: continuiamo a chiedere che venga in Parlamento a dirci cosa fa il governo per tutelare l’ incolumità di tutte le attiviste che giungono in Italia per sfuggire al regime iraniano”.
Gli europarlamentari di Avs, Mimmo Lucano e Ilaria Salis, in un’interrogazione parlamentare alla Commissione europea avevano chiesto di fare luce sulla vicenda di Maysoon Majidi. “Siamo profondamente preoccupati per le condizioni di salute di Majidi e esprimiamo la nostra più sincera solidarietà umana e politica nei suoi confronti, vista anche la pretestuosa accusa di scafismo per la quale si trova detenuta”. E sui social Salis commenta la liberazione: “Il mio intervento di questa mattina al Parlamento Europeo di Strasburgo sulla vergognosa ‘operazione Albania’ contro le migrazioni e il diritto d’asilo, per ora fallita. ‘Un governo che ha esposto il proprio paese a una simile figuraccia internazionale, dovrebbe dimettersi per
manifesta incapacità e mancanza di etica’. Esprimo anche tutta la mia gioia per la liberazione di Maysoon Majidi, ingiustamente accusata di essere una scafista. Basta far propaganda sulla pelle di migranti e rifugiati, dobbiamo impegnarci a creare canali sicuri per la migrazione”.
Interviene anche Laura Boldrini, deputata Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo: “La notizia della liberazione di Maysoon Majidi ci riempie di gioia. Certo, il processo non è ancora finito, ma il fatto che il giudice abbia scelto di liberarla senza neanche disporre gli arresti domiciliari ci fa ben sperare. Abbiamo denunciato l’assurdità di questa vicenda fin dall’inizio, dopo avere incontrato Maysoon la prima volta a febbraio scorso nel carcere di Castrovillari e dopo averla visitata anche nel carcere di Reggio Calabria. Il suo racconto, preciso, dettagliato e coerente, mi è apparso immediatamente credibile. Maysoon Majidi è un’artista, una filmmaker, un’attivista per i diritti delle donne. E’ arrivata in Italia cercando libertà e protezione e si è ritrovata in carcere. Appoggiare il movimento ‘Donna, vita, libertà’ non può essere solo una bandierina. Le donne iraniane, le attiviste, vanno ascoltate, accolte e tutelate”.
La scarcerazione dell’attivista curdo-iraniana “accusata di essere una scafista, è una buona notizia che non pone, non ancora, termine alla sua kafkiana vicenda giudiziaria, ma che fa ben sperare in vista del prossimo 27 novembre quando è prevista l’udienza in cui potrebbe arrivare finalmente una sentenza”, afferma afferma la deputata del Movimento 5 stelle Anna Laura Orrico. “Il suo è uno dei tanti casi – prosegue la parlamentare pentastellata – in cui i migranti, a causa delle politiche repressive ma prive di efficacia concreta tipiche del governo Meloni, basti pensare al Decreto Cutro, che fuggono da fame, guerre e persecuzioni, rimangono invischiati nelle maglie della giustizia mentre i veri criminali che lucrano sulla tratta di uomini, donne e bambini, la fanno franca”.