Torino, polemiche…d’Egitto

Due esponenti di Lega e Fratelli d’Italia si scagliano contro il direttore del Museo Egizio “colpevole” di fare bene, anzi benissimo, il suo mestiere. La politica come il bar dello sport.

Roma – Succede di frequente in provincia al bar dello sport, ed è giusto così. Perché è il tempio del chiacchiericcio ozioso, dell’iperbole buttata lì per vedere l’effetto che fa e, intanto, passare il tempo tra un bianco e uno spritz. Succede che un interista dica peste e corna di un campione milanista, e viceversa: non ci crede nessuno, nemmeno il provocatore, che però difende l’eresia a spada tratta. E intanto viene l’ora di cena.

Al bar dello sport, appunto, non in politica. E’ successo invece che nell’Italia assediata dai barconi degli scafisti, strozzata dai tassi della Bce, presa alla gola dal costo della “verde”, evidentemente per tirare l’ora di cena o semplicemente perché a corto di argomenti, qualche buontempone, per altro regolarmente eletto e stipendiato con soldi pubblici, abbia pensato di riesumare una polemica morta e sepolta da cinque anni, spenta già allora per evidente inconsistenza.

E’ successo nella sabauda Torino, non in provincia, nella città dalla quale ha preso le mosse il Risorgimento. Ha cominciato l’assessore torinese al welfare, Maurizio Marrone, seguito a ruota dal vicesegretario della Lega Andrea Crippa che l’ha toccata piano…. Nel mirino dell’improvvisata coppia da bar l’apprezzato egittologo nonché manager di successo Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, istituzione che sotto la sua gestione, dal 2014 ad oggi, ha conseguito risultati considerati eccellenti sia dal punto di vista della proposta culturale che dal punto di vista economico.

Quindi la notizia è che Marrone e Crippa per passare il tempo si sono lanciati a testa bassa contro uno che sa fare il suo mestiere (merce rara, anzi rarissima!) che, tra l’altro, lavora per un ente privato, sul quale la politica per fortuna non ha modo di intervenire a gamba tesa. Sostanzialmente una non-notizia, se non fosse che la sparata, almeno per quanto riguarda Crippa, ha assunto toni enfatici che avrebbero voluto, nelle intenzioni, bandire una crociata, mentre invece hanno assunto la dimensione grottesca della boutade da bocciofila. Il leghista ha tacciato Greco di essere «ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana», arrivando poi alla minaccia finale: «Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui».

Cinque anni fa il garbato confronto tra Meloni e Greco

Sangiuliano, come abbiamo detto prima, cacciarlo non può e infatti si è tenuto ben lontano dalla tenzone. Ma quale sarebbe il “peccato originale” di Greco? Risale a cinque anni fa, quando il Museo Egizio promosse un’iniziativa chiamata “Fortunato chi parla arabo”: consisteva in uno sconto del biglietto per le persone di lingua araba che visitavano il museo. La destra lo accusò di “razzismo al contrario” e di penalizzare gli italiani. Come se a parlare arabo di italiani non ce ne fossero…

Guidati da Meloni, alcuni membri di Fratelli d’Italia organizzarono addirittura una protesta fuori dal museo, con uno striscione che recitava “no islamizzazione”, anche qui denotando una scarsa conoscenza della storia: esistono arabi non islamici e persino cristiani. Greco decise così di scendere in strada e avere un confronto con la futura Presidente del Consiglio per spiegarle l’iniziativa: il video del loro incontro circolò molto, e Greco fu apprezzato per il modo pacato con cui rispose alle accuse, spiegando le iniziative del museo per avvicinare il pubblico alle sue collezioni, rivolte alle persone di lingua araba ma non solo.

Meloni rispose dicendo che l’iniziativa discriminava su base religiosa, e in particolare i cristiani. Greco dovette farle notare che parlare arabo e provenire da un paese in cui si parla quella lingua non significa essere necessariamente musulmani. Meloni lo accusò allora di usare fondi pubblici per le sue iniziative, e Greco rispose che il bilancio del museo non gravava sullo Stato ed era anzi fortemente in attivo.

Finì con Greco sugli scudi e Meloni con la coda fra le gambe. E infatti da Palazzo Chigi nemmeno una voce si è levata sulla polemica di questi giorni. Mentre Greco raccoglieva la solidarietà del mondo scientifico e manifestazioni di stima gli arrivavano perfino dal centrodestra, Lega torinese compresa, Marrone e soprattutto Crippa hanno fatto la fine del provocatore da bar dello sport e dell’agitatore da bocciofila. Quest’ultimo lasciato solo perfino dai suoi, arranca, sbotta, si arrampica sugli specchi, poi si arrende. Intanto è arrivata l’ora di cena.

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