Il 47enne tedesco, in galera per tre stupri, avrebbe confessato a un detenuto di aver prelevato la bimba, che all’epoca aveva 4 anni: “Mi ha chiesto se il Dna di un bimbo fosse rintracciabile nelle ossa sottoterra”.
Svolta sul caso di Maddie McCann, la bimba inglese di quattro anni scomparsa il 3 maggio 2007 mentre si trovava con i genitori in Portogallo. Christian Brückner, il 47enne tedesco principale sospettato nella vicenda, avrebbe infatti confessato tempo fa a un compagno di cella, Laurentiu Codin, di aver rapito una minore “durante un furto con scasso mentre viveva in Algarve”, proprio la regione dove Maddie era con la famiglia.
A riportare i dettagli è il Daily Mail, che ha diffuso i contenuti di un’udienza svoltasi nelle scorse ore nel tribunale regionale di Braunschweig, in Bassa Sassonia, dove Brückner è detenuto e dove sta scontando la pena per tre stupri. Secondo quanto scrive il quotidiano inglese, Codin avrebbe raccontato alcuni particolari confidatigli da Brückner quando i due condividevano la cella nel 2020. Dettagli che potrebbero rivelarsi cruciali per le indagini e rafforzare la convinzione dei pm tedeschi, per i quali l’uomo sarebbe colpevole “al 100%” del rapimento e dell’uccisione di Maddie. Brückner avrebbe anche raccontato di aver utilizzato un furgone per adescare alcune ragazzine nei pressi di Hannover e fare sesso con loro.
Brückner avrebbe dunque detto a Codin che nel periodo in cui Maddie è scomparsa si trovava in Portogallo, “in una regione dove ci sono alberghi e vivono persone ricche” (l’Algarve è una nota meta turistica dove facoltosi pensionati vanno a “svernare”, ndr). Il 47enne avrebbe aggiunto di aver visto una casa “con una finestra aperta” e di esserci entrato in cerca di soldi: “Ha detto di non averne trovati – continua l’ex compagno di cella -, ma di aver trovato invece una bambina e di averla presa”.
Un paio d’ore dopo, prosegue il racconto dell’uomo, sul posto c’erano polizia e cani dappertutto, quindi Brückner se ne sarebbe andato lontano. “Mi ha anche detto che con lui c’era un’altra persona con cui aveva avuto una discussione, presumibilmente la sua donna”, dettaglia Codin. Che aggiunge: “Ha detto di aver portato via la bambina con la sua macchina mentre la polizia e i cani erano a casa. Mi ha chiesto se il Dna di un bambino fosse rintracciabile nelle ossa sottoterra: temeva che un capello o altri reperti vicino al cadavere potessero metterlo nei guai. Io ho risposto di sì”.