Una finta dipendente comunale, con l’aiuto di un complice, ha raggirato le monache benedettine. La denuncia del sindaco Vincenzo Giovagnorio.
L’Aquila – Le truffe telefoniche sono ormai all’ordine del giorno, e hanno addirittura varcato le mura di un convento. Accade tra le suore benedettine di clausura di Tagliacozzo, località in provincia dell’Aquila, vittime anche loro dei malintenzionati. Le religiose hanno versato 2.700 euro a una tizia che si fingeva di essere una dipendente comunale per dei lavori che riguardavano il tetto del monastero. La vicenda è stata raccontata dettagliatamente dal sindaco del Comune abruzzese, Vincenzo Giovagnorio, sulla sua pagina Facebook, che ha ricordato di controllare e verificare sempre l’autenticità di una richiesta del genere e con persone di fiducia. In questo caso, tra l’altro, la religiosa ha preso i contanti raccolti e custoditi nel corso del tempo che sarebbero serviti per le prossime spese e per i dolci di Pasqua.
Il primo cittadino racconta che la madre Badessa aveva ricevuto la telefonata dalla finta dipendente del Comune. “Dopo averle descritto accuratamente alcune operazioni amministrative inerenti un contributo finanziario devoluto dalla Regione per i lavori di manutenzione del tetto del monastero e averle annunciato che i soldi erano stati bonificati sul loro conto, le ha chiesto di rigirare subito 2.700 euro, tramite post-pay, su un altro conto postale perché vi era stato un errore in eccesso nella cifra”, scrive Giovagnorio. Ma la truffa era dietro l’angolo del convento. Invece di 30mila euro, per errore, erano stati versati 32.700 euro, ma la somma doveva finire su un altro conto corrente. La madre badessa si è fidata, anche perché al telefono gli è stato passato anche un finto direttore di banca il quale ha chiesto alla suora di recarsi successivamente in Comune e portare la ricevuta dell’avvenuto pagamento.

Quando la monaca di clausura si è recata all’ufficio postale più vicino per versare i soldi sul conto corrente indicato dai truffatori, era ancora ignara di tutto. Con la ricevuta, come da accordi, si è poi recata in municipio ma soltanto a quel punto è stato scoperto il raggiro, quando cioè la segretaria comunale le ha detto che aveva idea che dovesse ricevere quel documento che non è stato mai richiesto dall’Ente. I carabinieri, coordinati dal comandante Giovanni Di Girolamo, non hanno potuto recuperare i soldi “a causa della immediatezza operativa della modalità post-pay”, racconta il sindaco, che spiega come difendersi in queste situazioni.
“Non bisogna mai dare credito a richieste di denaro fatte telefonicamente! Carabinieri, polizia, banche, enti pubblici, assicurazioni non chiedono mai di eseguire operazioni di bonifico in favore di altri conti”. Il comunicato del sindaco è stato scritto e pubblicato per la stessa volontà delle suore così da mettere in guardia tutte le persone e gli altri istituti di vita consacrata o conventi di quest’altra forma di truffa.