Stroncata vasta rete di spaccio in Sabina per un giro d’affari di mezzo milione di euro

Misure cautelari per 13 uomini, tutti italiani (tranne un romeno). Tra i clienti anche diversi monorenni.

Rieti – Importante operazione antispaccio condotta dai carabinieri di Rieti nel territorio della Sabina. Il blitz, iniziato alle prime luci dell’alba, si è concluso con l’esecuzione di misure cautelari per 13 uomini di età compresa tra i 23 e i 47 anni, così suddivise: 7 custodie cautelari in carcere, 5 arresti domiciliari e 1 obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Durante le perquisizioni, i carabinieri hanno inoltre rinvenuto 4 grammi di cocaina, 4 etti di hashish e vari bilancini di precisione. L’attività di spaccio aveva fruttato introiti per oltre mezzo milione di euro.

L’operazione ha visto impegnati circa 70 carabinieri del Reparto Operativo di Rieti e delle Compagnie del capoluogo, di Poggio Mirteto (RI), Cittaducale (RI), Monterotondo (RM) e Torino Mirafiori, supportati da un velivolo del 16° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Rieti e da unità cinofile del Nucleo Carabinieri di Roma.

I provvedimenti cautelari scaturiscono da articolata attività d’indagine condotta dai militari di Rieti in collaborazione con i colleghi di Poggio Moiano per contrastare lo spaccio di cocaina, hashish e marijuana nei comuni di Poggio Moiano, Rieti, Casaprota, Mompeo, Castelnuovo di Farfa e Fiano Romano (RM).

L’operazione antispaccio dei carabinieri di Rieti si è conclusa con 13 misure cautelari

L’attività investigativa, intrapresa dopo molteplici segnalazioni pervenute all’Arma da parte di alcuni cittadini, ha consentito di accertare la presenza di attività connesse alla vendita di sostanze stupefacenti gestite da vari soggetti abitanti tra le province di Rieti e Roma, i quali erano riusciti a creare floride piazze di spaccio nei già citati comuni sabini, tutti caratterizzati da centri storici molto raccolti e non facilmente raggiungibili se non a piedi, che rendono particolarmente difficoltoso l’intervento delle forze dell’ordine. L’indagine, supportata da appostamenti, pedinamenti e controlli, ha tuttavia consentito ugualmente ai militari di documentare numerosi episodi di spaccio, verificatisi anche nel periodo di lockdown durante la pandemia da Covid-19.

Gli indagati, tutti italiani tranne un romeno, si approvvigionavano dello stupefacente direttamente nei quartieri di Ponte di Nona e Casal Bruciato, a Roma, per poi rivenderlo in Sabina. Vastissimo il giro d’affari, con introiti per centinaia di migliaia di euro, e altissimo il numero dei clienti, tra i quali, purtroppo, numerosi minorenni.

Le modalità e le condizioni con cui la droga veniva prenotata e poi venduta venivano, in molti casi, concordate tra cliente e spacciatore attraverso lo scambio di messaggi su WhatsApp, Telegram e Messenger, usando termini criptici – noti marchi automobilistici oppure termini quali “birra”, “pizza” “bobine” etc. – per eludere eventuali intercettazioni poste in essere dalle forze dell’ordine.

Nel corso dell’indagine, resa ulteriormente difficoltosa a causa delle stringenti misure all’epoca poste in essere per il Covid-19, i carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato 3 persone in quanto indagate del reato di detenzione di sostanza stupefacente ai fini dello spaccio. Sequestrati anche circa 500 grammi tra cocaina, hashish e marijuana, per un numero stimato di 15 mila dosi e documentati introiti riconducibili all’attività di spaccio per mezzo milione di euro.

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