L'ha uccisa perchè come amante era diventata una minaccia per la sua famiglia a cui non sapeva rinunciare. Il peggiore degli assassini.
Era il 30 agosto 2013 quando a Gambara, piccolo comune della bassa bresciana, i carabinieri giungevano nella sede della Alpi Aviation do Brasil per una sospetta fuga di gas. I militari, entrando nell’ufficio, facevano una macabra scoperta: il cadavere della ventinovenne Marilia Rodrigues Silva Martins, segretaria brasiliana della società di Claudio Grigoletto e Roberto Tomellini, era riverso sul pavimento dell’ingresso.
Il busto e la gamba destra della donna erano coperti da carta di giornale bruciata, altra cartaccia si trovava nel cestino vicino al corpo che presentava ferite sul volto e un taglio sulla testa con sangue raggrumato. La donna, a piedi scalzi, indossava un tubino alzato sopra il bacino. Un sandalo verrà repertato vicino al piede sinistro, l’altro sull’angolo della porta. Accanto al corpo c’erano anche una bottiglia di ammoniaca e una di acido muriatico vuote. Il contenuto venefico dei due flaconi era stato sparso sul volto e sulla bocca della ragazza. Sul pavimento veniva ritrovato anche un orecchino rosa a forma di fiore. Nell’ufficio c’erano scatoloni con effetti personali della segretaria, valigie con vestiti, scarpe, medicine, alcuni alimenti, qualche bottiglietta d’acqua. Il cellulare era sulla scrivania. Sopra il divano dell’ufficio c’era installata una caldaia con il bullone del tubo del gas svitato.
Fin da subito il comando provinciale dei carabinieri di Brescia, guidati dal colonnello Giuseppe Spina e coordinati dal Pm Ambrogio Cassiani, non escludevano nessuna pista. Successivamente l’autopsia rivelava che Marilia era stata strangolata e che era incinta di quasi cinque mesi. Gli inquirenti convocavano il pilota e datore di lavoro della giovane, il trentaduenne Claudio Grigoletto, la moglie Jessica Alari oltre ad un collaboratore di Pordenone, tale Paolo Zadro. Inizialmente il pilota tentava di depistare le indagini accusando l’ex fidanzato della donna, Andrea Arrighi per poi addossare la paternità dell’omicidio a Zadro che aveva aveva frequentato la vittima per un breve periodo.
Eppure le prove a suo carico erano schiaccianti: dalle tracce del suo sangue, mescolato a quello della vittima, sul divano, lungo il percorso tra il cadavere e la caldaia manomessa e sul tappetino del suo Land Rover, alle impronte sul bullone svitato della caldaia e sulla chiave a pappagallo trovata sull’aviosuperficie di Bedezolle, allo scontrino di acquisto di ammoniaca e acido muriatico la stessa mattina dell’omicidio. Anche le ricerche sul web tra il 27 e il 28 agosto di siti per informazioni su veleni ed esplosivi sembravano accusare Grigoletto. Dopo 24 ore di estenuante interrogatorio Claudio ammetteva di essere il padre della creatura che Marilia teneva in grembo e una settimana dopo confessava il delitto, negando però la premeditazione.
Il Pm Cassiani, però, non contestava solo l’omicidio aggravato dalla premeditazione e dall’impossibile difesa della vittima in quanto in stato di gravidanza, ma anche la tentata soppressione del cadavere e il procurato aborto. Nella sua requisitoria di un’ora e mezza durante l’ultima udienza alla Corte d’Assise, la pubblica accusa chiedeva anche, come aggravante, la dichiarazione di ”delinquente per tendenza” a carico dell’imputato, cosi come previsto dall’articolo 108 del codice penale, per totale assenza di scrupoli dimostrati dall’assassino. Il 17 aprile 2014 Grigoletto, a cui era stato negato il rito abbreviato, veniva condannato alla pena dell’ergastolo. L’11 settembre 2015 la sentenza veniva riformata in appello, con uno sconto della pena a 30 anni, confermati dalla Cassazione il 21 febbraio 2017 escludendo la seminfermità mentale richiesta dalla difesa nel corso del processo di primo grado.
Marilia, morta ammazzata il 29 agosto 2013 intorno alle 13.15, era originaria di Uberlandia, nello stato brasiliano di Minas Gerais. Era venuta in Italia a 16 anni, per raggiungere la madre Natalia Maria Silva a Sant’Angelo Lodigiano. Dopo il diploma aveva vissuto a Reggio Calabria, dove risultava residente e poi a Borgosatollo, insieme al fidanzato Andrea. Nel frattempo la madre era rientrata in Brasile e la sua lunga storia d’amore era finita. Dopo avere fatto la hostess alla Air Dolomiti, gruppo Lufthansa, aveva risposto ad un annuncio dell’azienda Alpi Aviation do Brasil pubblicato su internet.
Grigoletto non era rimasto indifferente alla bellezza della giovane brasiliana, nonostante fosse sposato e avesse una bimba di poco più di un anno e un’altra in arrivo. Durante un viaggio di lavoro in Brasile fra i due era scoppiata la passione. Poco tempo dopo Marilia era rimasta incinta e lui l’aveva convinta a tenere il bambino promettendole che al più presto si sarebbe separato dalla moglie per mettere su famiglia con lei. Nel frattempo era nata la sua secondogenita e la gravidanza di Marilia si presentava difficile. La doppia vita di Claudio era diventata insostenibile e il suo castello di carta stava per crollare. E così, dopo averla posteggiata per due settimane all’hotel Sullivan di Ponte San Marco in attesa della ristrutturazione di una casa immaginaria, Grigoletto aveva dato appuntamento a Marilla in ufficio con il chiaro intento di eliminarla. I due avrebbero iniziato a litigare. Forse la donna aveva scoperto la verità. E mentre la discussione degenerava, lui la colpiva violentemente con un pugno facendole sbattere la testa contro lo stipite di una porta.
Abbiamo chiesto a Natalia, la madre della ragazza, a distanza di 7 anni di parlarci di quella tragedia che porterà sempre nel cuore:
“…Mia figlia mi manca da morire – confessa la donna – la nostalgia è enorme. Abbiamo cominciato a renderci conto delle bugie di Grigoletto nell’ultimo periodo, tanto che avevo iniziato a preparami per tornare in Italia accanto a Marilia perché era sola e stava male. Lui non le pagava neanche i mesi di maternità. Ho parlato con Marilia per l’ultima volta il 19 agosto 2013. Dopo ho tentato in tutti i modi di rintracciare Grigoletto ma lui aveva bloccato ogni nostra comunicazione. Io non ho mai cercato vendetta, l’ho perdonato. Ma questo non significa che non ci debba essere anche una giustizia terrena. Alla fine sono stata condannata io all’ergastolo, perché mi porterò appresso questo dolore grandissimo per il resto della mia vita. Prima confidavo nella giustizia italiana ora sono molto delusa. Anche se niente potrà ridarmi mia figlia quell’uomo ha fatto in modo di non pagarci nemmeno il risarcimento di parte civile perché si è venduto tutto. E continua a mentire perché io non ho mai ricevuto un euro, per questo ho incaricato un avvocato per tutelare i miei interessi…”.
In effetti, quattro mesi dopo l’efferato crimine, nel parlatorio del carcere entrava un notaio: l’imputato vendeva la sua quota di immobile alle figlie minori per mezzo della madre. La vendita, nonostante un sequestro conservativo emesso dal Tribunale su sollecitazioni di Procura e parti civili, andava a buon fine per colpa della lentezza del “sistema giustizia” e di certe norme che si sono rivelate capestro per i parenti della vittima. La causa, ancora pendente, attende una pronuncia di secondo grado. Marilia, insieme alla sua bambina mai nata, che avrebbe chiamato Vittoria, sono le vittime di un uomo che ha ucciso entrambe senza pietà, pur di districarsi fra due vite parallele a cui non sapeva rinunciare ma che non era più in grado di gestire. Perchè non affrontare la situazione e ricorrere all’omicidio? L’assassino avrà tutto il tempo per riflettere, salvo facili scarcerazioni.