Il pg ha chiesto un nuovo processo per il prefetto e l’annullamento dell’assoluzione dei dirigenti regionali.
L’Aquila – Slitta al 3 dicembre la sentenza della Cassazione nel procedimento per la strage di Rigopiano, nella quale il 18 gennaio del 2017 morirono 29 persone, rimaste sepolte da una valanga che travolse l’albergo Rigopiano-Gran Sasso Resort in Abruzzo. Undici invece i sopravvissuti, di cui 9 estratti dalle macerie.
I giudici della Suprema Corte sono chiamati a esaminare i ricorsi contro la sentenza emessa lo scorso febbraio dalla Corte d’Appello de L’Aquila. In quell’occasione, oltre a confermare le condanne di primo grado per il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, i dirigenti provinciali Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, e per abuso edilizio il gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso e il tecnico Giuseppe Gatto, furono aggiunte nuove condanne. In particolare, l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo fu condannato a un anno e 8 mesi per omissione di atti d’ufficio, falso e mancata attivazione del Centro di Coordinamento Soccorsi. Una condanna simile, per il solo reato di falso, colpì il suo vice Leonardo Bianco.
Oggi è stato il giorno della lunga relazione della Procura Generale, seguita dagli interventi delle parti civili. Domani sarà il turno delle difese, mentre la sentenza è attesa tra domani sera e venerdì mattina. Il pg ha chiesto un nuovo processo per l’ex prefetto Francesco Provolo per valutare anche le accuse di concorso in omicidio colposo, in lesioni colpose e in depistaggio per le quali è stato assolto in Appello.
L’accusa ha chiesto, inoltre, l’annullamento delle assoluzioni nei confronti di sei persone, rappresentanti dell’autorità regionale di protezione civile dell’Abruzzo e la conferma delle condanne dei dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio (entrambi 3 anni e quattro mesi), dell’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso (6 mesi), dell’allora sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta e del tecnico del comune, Enrico Colangeli (2 anni e otto mesi per entrambi).