C’è attesa per la sentenza di secondo grado. In aula le dichiarazioni spontanee da parte di Piergiorgio Segatal e dell’ex primula nera.
Bologna – “Se fossi stato implicato nella strage lo avrei confessato, non mi sarebbe cambiato nulla, il
marchio di stragista mi era già stato affisso dai giornali e dalla comunicazione giudiziaria. L’influenza della stampa su fatti eclatanti è questo, il marchio a fuoco me lo hanno messo”. Lo ha detto l’ex di Avanguardia nazionale, Paolo Bellini, rilasciando dichiarazioni spontanee nell’ambito del processo di appello sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980.
“Io nei nove mesi di collaborazione con la giustizia ho confessato reati che altrimenti non avrebbero mai scoperto. Io ho collaborato spontaneamente e nessuno sapeva, e parto dal primo reato commesso, quello di Alceste Campanile, che tiro fuori per liberarmi la coscienza e potevo anche non dirlo”. Più avanti nel suo discorso, che va avanti da oltre un’ora e mezza, Bellini ha aggiunto: “Condanna o no non me ne frega
niente, la gente deve sapere”; è prevista per oggi in Corte d’Assise d’Appello a Bologna la sentenza del processo a Paolo Bellini, sul suo coinvolgimento nella strage del 2 agosto 1980. L’ex avanguardia nazionale è già stato condannato all’ergastolo in primo grado.
Nell’udienza precedente si erano concluse le arringhe dei suoi difensori. La corte si riunirà in camera di consiglio per decidere sulla sorte di Bellini e di altri due imputati: l’ex capitano dei Carabinieri Piergiorgio Segatel, già condannato a sei anni per depistaggio, e Domenico Catracchia, ex amministratore di condomini in via Gradoli a Roma, condannato a quattro anni. L’accusa ha chiesto di confermare le sentenze di primo grado e le parti civili. Questa mattina in udienza, una volta chiusa la discussione, ha parlato in aula per la prima volta proprio Segatel, che ha respinto le accuse e ribadito la sua fedeltà ai valori dell’Arma e della giustizia.
“Tutto quello che posso dire è che mi sono trovato catapultato in una vicenda in cui mi sento totalmente estraneo. Quando ero tenente, un vecchio maresciallo mi disse, ‘nella nostra missione ci può capitare di prendere una pallottola o un brutto processo’. Io dopo 40 anni mi trovo in un brutto processo, ma sono innocente, non sono mai venuto meno ai valori dell’Arma. Confido che questa giustizia ricambi la mia
lealtà”. Dichiarazioni spontanee anche da parte di Paolo Bellini. Poi la camera di consiglio.