Nelle motivazioni alla sentenza di condanna, i giudici collocano “senza ombra di dubbio alcuno”, l’ex di Avanguardia Nazionale tra le persone che il 2 agosto 1980 eseguirono materialmente l’attentato.
Bologna – “Senza ombra di dubbio alcuno”. Così nelle motivazione alla sentenza che l’8 luglio scorso ha confermato l’ergastolo a Paolo Bellini, la Corte di Assise di Appello di Bologna, colloca l’ex membro di Avanguardia Nazionale, tra le persone che il 2 agosto 1980 eseguirono materialmente la strage alla stazione di Bologna. La sua presenza sul luogo dell’attentato, afferma la sentenza, aveva come scopo il trasporto, la consegna o il posizionamento di parte dell’esplosivo, oppure l’offerta di supporto materiale all’azione. Tutto ciò sarebbe avvenuto con la piena consapevolezza che un ordigno letale sarebbe stato collocato nella sala d’aspetto, causando la morte di 85 persone.
Paolo Bellini, noto come la “primula nera”, è una figura controversa legata a numerosi eventi oscuri della storia italiana. Nato a Reggio Emilia il 22 giugno 1953, figlio di un ufficiale della Folgore, intraprende presto una vita segnata da estremismo e violenza. Dopo essere stato espulso dal Movimento Sociale Italiano nel 1971, si addestra come paracadutista e si avvicina agli ambienti di Avanguardia Nazionale.
Bellini è stato riconosciuto come responsabile dell’omicidio di Alceste Campanile, militante di Lotta Continua, avvenuto il 15 giugno 1975. Confessò in seguito di aver raccolto Campanile in auto e di avergli sparato. Durante un’udienza nel novembre 2021, definì quell’omicidio “la cosa più stupida” della sua vita. Nonostante la condanna arrivata nel 2009, il reato è stato dichiarato prescritto.
Nel 1976, Bellini ferì a colpi di pistola Paolo Relucenti, fidanzato della sorella, in un presunto gesto di “difesa dell’onore”. Fuggì in Brasile usando un’identità falsa, Roberto Da Silva, vivendo come latitante e, secondo alcune ricostruzioni, protetto da settori deviati dei servizi segreti.
Bellini è stato collegato a diversi eventi tragici, tra cui la strage di Bologna, la strage di Capaci e la trattativa Stato-mafia. Indagato per Bologna, Bellini negò la sua presenza in città la mattina del 2 agosto, indicata da due testimoni, fornendo un alibi familiare che nel 1992 porterà al proscioglimento. Ma nel 2019 la sua ex moglie riconobbe il suo volto in un video amatoriale girato alla stazione poco prima dell’attentato. il suo alibi cadde e questo gli costò la condanna all’ergastolo in primo grado per concorso in strage.
Descritto come “il quinto uomo” della strage di Bologna, accanto ai già condannati Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini, Bellini ha continuato a proclamare la propria innocenza. Tuttavia, nel giugno 2023, è stato arrestato con l’accusa di pianificare omicidi, tra cui quello dell’ex moglie che aveva testimoniato contro di lui.