Storie di rapper e ultrà: Emis Killa perquisito nell’inchiesta sulle curve, non è indagato

Nella vicenda che travolge le tifoserie di Milan e Inter, c’è il suo legame con Luca Lucci, che aveva avuto diversi contatti anche con Fedez.

Milano – C’è anche Emis Killa tra le persone perquisite nell’inchiesta sulle attività illegali di esponenti della curva dell’Inter e del Milan. Il rapper, al secolo Emiliano Rudolf Giambelli e noto tifoso rossonero, non è indagato. Pare infatti che la misura della perquisizione sia stata adottata per i suoi legami con il capo ultrà rossonero Luca Lucci, uno dei 19 ultrà finiti in manette. Gli agenti hanno passato al setaccio la sua abitazione di residenza a Bernareggio, in provincia di Monza, ieri mattina. A casa di Emis Killa gli investigatori della Mobile hanno sequestrato circa 40mila euro in contanti, un manganello telescopico, tre tirapugni, sette coltelli e un taser. Ma il rapper non sarebbe stato l’unico vip ad avere contatti con Lucci. Secondo gli atti dell’inchiesta, il capo ultrà avrebbe avuto contatti anche con Fedez (tra gli indagati c’è un bodyguard dell’ex marito di Chiara Ferragni).

Sui social ci sono diverse foto che ritraggono Emis Killa insieme a ultrà del Milan di primo piano come Christian Rosiello e Fabiano Capuzzo e poi all’artista Fedez, appunto: l’ultima è stata postata lo scorso 8 settembre. Emis Killa è legato anche al leader della Sud Luca Lucci: prova ne è il fatto che il ‘Toro’ è comparso in uno sky box del primo anello del Meazza insieme al cantante in occasione della prima giornata di campionato Milan-Torino. Anche Fedez è legato a Lucci: il 26 ottobre 2023 il rapper – estraneo ai fatti – chiede l’intervento di Lucci “per avere la possibilità di somministrare la bevanda a marchio ‘Boem’ (bevanda sponsorizzata da Fedez e Lazza)” all’interno dello stadio Meazza in occasione degli eventi calcistici.

L’inchiesta sulle curve di Inter e Milan

Lucci si dice non soltanto disponibile a intercedere sul fronte rossonero, ma anche su quello nerazzurro. La bibita Boem avrebbe dovuto essere distribuita ovunque già all’inizio 2024, ma al momento è ancora acquistabile solo on line o trovabile nei punti vendita Esselunga e in quelli della famiglia Bernabei di Roma. A Lucci, a dicembre, Fedez si rivolge per avere indicazione di una persona fidata “che potesse occuparsi della sicurezza sua e della sua famiglia”. Quindi, in un incontro a cena del 2 gennaio scorso, si iniziano a “tessere preliminari accordi in ordine all’acquisizione, in società tra di loro”, del locale ‘Old Fashion’, nota discoteca di Milano.

In questo contesto, scrive il gip “si inserisce una vicenda di indubbio interesse per le indagini, non certo per la presenza di Fedez quanto piuttosto perché l’episodio comprova come una frangia degli ultras del Milan si sia trasformata in una sorta di gruppo violento dedito a spedizioni punitive, anche su richiesta”. Ed è il pestaggio al personal trainer Cristiano Iovino. Uno degli episodi contestati nell’accusa di associazione per delinquere ad otto ultras milanisti, tra cui il capo Luca Lucci, ma anche Christian Rosiello, bodyguard di Fedez. Ma l’affare non si concretizza. “Le numerose proposte di gestione” del locale ‘Old Fashion’ “non sono mai state prese in considerazione”, precisa oggi in una nota la Triennale di Milano.

Davanti a sinistra Bellocco, dietro Beretta con un amico comune

Nell’inchiesta vengono ricostruiti pressioni sulle società, episodi violenti, gli interessi sui parcheggi – con imprenditori vicini alla ‘ndrangheta – e le mire delle due curve sugli affari. Proprio la gestione dei ricavi della Nord, almeno stando al racconto del killer reo confesso, avrebbe portato alla morte di Totò Bellocco, il 36enne erede dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta ucciso la mattina del 4 settembre a Cernusco sul Naviglio. A ucciderlo l’ex capo ultras nerazzurro, Andrea Beretta, che da mesi si sentiva sotto minaccia. Secondo la versione di Beretta, prima a gestire i rapporti con uomini della criminalità organizzata ci pensava Vittorio Boiocchi, lo storico capo ultrà freddato a colpi di pistola nel 2022 (gli autori non sono stati ancora individuati). 

E nell’inchiesta condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri e coordinata dai pm Paolo Storari e Sara Ombra questo ha un peso. Infatti Beretta ha raccontato che lui si occupava del merchandising e della gestione dei biglietti per le partite, affari che producevano incassi elevati soprattutto per le ultime stagioni trionfali del club nerazzurro. Bellocco però aveva alzato la testa perché a lui sarebbero andate solo “briciole” e questo aveva creato non pochi attriti. Ecco perché il capo ultrà killer di Bellocco aveva paura di essere ucciso.

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