Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato il Tavolo. La premier Meloni: “Mi sarei aspettata un maggiore rispetto”.
Roma – Dopo il botta e risposta tra il presidente John Elkann, che ha scritto una lettera al presidente della Commissione attività produttive della Camera, il leghista Alberto Gusmeroli, per informarlo che non andrà in Parlamento, e il presidente della Camera Lorenzo Fontana che ha parlato di “atto grave”, tiene ancora banco il dibattito su Stellantis. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato il Tavolo per giovedì 14 novembre a Palazzo Piacentini. Sono stati invitati a partecipare i rappresentanti dell’azienda, delle Regioni sede di stabilimenti produttivi, delle organizzazioni sindacali e dell’Anfia (Associazione nazionale filiera italiana automotive). Ma intanto è esplosa la polemica dopo che il presidente del colosso automobilistico John Elkann ha deciso di non intervenire in audizione in Parlamento.
Elkann ha scritto la lettera al presidente della commissione Attività produttive della Camera, Alberto Gusmeroli, per informarlo che non sarebbe andato, così come invece previsto, dopo l’intervento dell’11 ottobre scorso dell’ad Carlos Tavares, per essere ascoltato dai parlamentari della decima commissione sulla situazione dell’automotive in Italia. Nella missiva Elkann ha ribadito “la disponibilità a un dialogo franco e rispettoso” e che “Stellantis prosegue le interlocuzioni con il ministero delle Imprese e del Made in Italy nell’ambito del tavolo di confronto istituito presso il dicastero, in attesa della convocazione ufficiale presso la Presidenza del Consiglio”.
Poi la replica del presidente della commissione Gusmeroli, in apertura delle audizioni dei sindacati sul dossier, dopo aver dato lettura della lettera inviata da Elkann. “L’automotive è un asset strategico per il Paese. L’audizione di Tavares è stata quella di un amministratore delegato pro tempore – ha rimarcato Gusmeroli -. Il presidente John Elkann rappresenta gli shareholder e un gruppo che ha dato, ma dal Paese ha anche ricevuto moltissimo. Per questo, ritengo di rinnovare al presidente Elkann la richiesta di audizione sulla situazione del gruppo in Italia”. Dura la reazione della premier Giorgia Meloni, secondo cui Elkann “non ha detto solo di no, ha detto ‘no perché aspetto il tavolo del governo’, ma temo che lui non conosca il funzionamento dello Stato italiano, perché sono due cose completamente diverse e mi sarei aspettata un maggiore rispetto per il Parlamento“.
Dalla Uilm il segretario nazionale Gianluca Ficco sottolinea: “Dobbiamo riprendere il confronto con il Governo e con Stellantis, per mettere fine alle sterili polemiche e per provare davvero a salvare il settore automotive. Chiediamo la convocazione di un tavolo presso la Presidenza del Consiglio, giacché quello aperto al ministero delle Imprese e del Made in Italy si è rivelato non solo improduttivo, ma addirittura controproducente”. Dopo le critiche del presidente della Camera Lorenzo Fontana, che aveva ritenuto grave l’assenza del presidente di Stellantis, Elkann ha avuto nel pomeriggio una conversazione telefonica con il presidente dì Montecitorio in cui ha ribadito il rispetto per il Parlamento e “l’apertura al dialogo con tutte le istituzioni, come da sempre il gruppo fa in tutti i paesi in cui è presente, Italia in primis”. ”In questi anni non c’è stato nessun disimpegno in Italia, c’è stato solo un grande sforzo per orientare la nostra attività verso il futuro con prodotti competitivi e innovativi”, ha detto Elkann.
Lo scontro tra Stellantis e le forze politiche e sindacali si è riacceso proprio dopo la convocazione di Tavares in Commissione Attività Produttive della Camera. L’ultimo atto di questa bagarre riguarda la decisione della Lega di lanciare, su Stellantis, quella che definisce “l’operazione-verità”. Il partito di Matteo Salvini è pronto a ogni iniziativa parlamentare – a partire da una serie di interrogazioni – per chiedere quanto denaro pubblico ha incassato il gruppo negli anni, quanti lavoratori italiani sono stati licenziati o messi in cassa integrazione e quanti stabilimenti sono stati aperti all’estero. Il Carroccio, che esprime “solidarietà” ai lavoratori del settore dell’automotive e in particolare a quelli del gruppo Stellantis, è pronto alla battaglia: “Faremo sentire la loro voce in tutte le sedi”. I lavoratori sono scesi in piazza il 18 ottobre, con uno sciopero generale.
Proprio oggi la notizia che i ricavi di Stellantis sono scesi del 27% nel terzo trimestre, ma sono superiori alle attese del mercato, mentre migliora la situazione delle scorte dopo che a settembre il gruppo ha tagliato le stime sul 2024. Il titolo viaggia in modesto rialzo (+0,5%) in un mercato generalmente debole. Il crollo dei ricavi, secondo Stellantis, è dovuto a diversi fattori: minori consegne, mix sfavorevole, oltre a impatti sui prezzi ed effetti sui cambi valuta. Ma a pesare è soprattutto il primo, ovvero il fatto che la casa nata da Psa-Peugeot e Fca vende meno auto: come il gruppo aveva già riportato, le consegne consolidate sono state di 1,148 milioni di unità, in calo di 279 mila, ovvero del 20% rispetto all’anno precedente. “Il terzo trimestre 2024 ha incluso lacune produttive su diversi modelli per la transizione globale dei prodotti, riduzioni di inventario pianificate in Nord America e difficoltà in un mercato europeo impegnativo”, spiega il gruppo nella nota con cui rivela i numeri.