Sparatoria in tribunale a Milano: Ministero e vigilantes risarciranno la famiglia dell’avvocato che rimase ucciso

Concluso il processo civile intentato dai familiari di Lorenzo Claris Appiani: il 9 aprile 2015 fu ucciso a colpi di pistola da Claudio Giardiello, ora all’ergastolo.

Milano – Risarcimento di oltre 1,2 milioni di euro alla famiglia dell’avvocato Lorenzo Claris Appiani, 37 anni, una delle tre vittime della strage al Tribunale di Milano compiuta il 9 aprile 2015 da Claudio Giardiello. È quanto dovranno pagare il Ministero della Giustizia e la società di vigilanza All System in base a quanto stabilito dal Tribunale di Brescia, a cui si erano rivolti i familiari del legale, la madre Alberta Brambilla Pisoni e il padre Aldo Claris Appiani.

Secondo i giudici bresciani, il Ministero deve garantire la sicurezza a tutti coloro che accedono a Palazzo di Giustizia, a prescindere dal motivo per cui si trovano lì. Da qui la condanna a pagare il risarcimento. A giudizio era stato chiamato anche il Comune di Milano, che però non è stato ritenuto responsabile.

I fatti risalgono al 9 aprile 2015 quando Giardiello, immobiliarista fallito, entrò in Tribunale portando con sé una pistola nascosta dentro la valigetta. Durante il controllo al metal detector, i monitor rilevarono la presumibile presenza di metallo, ma fu fatto passare lo stesso. Una volta all’interno, uccise l’avvocato Lorenzo Claris Appiani, il suo coimputato Giorgio Erba e poi, dopo averlo raggiunto nel suo ufficio, il giudice Ferdinando Ciampi. L’assassino quindi riuscì a fuggire, ma fu catturato e in seguito processato e condannato all’ergastolo. Uno dei vigilantes che quel giorno si trovavano all’ingresso di via San Barnaba è stato invece assolto in primo grado e condannato in appello. La Cassazione ha disposto per lui l’appello-bis, ma l’uomo è deceduto prima del verdetto.

Nessuna responsabilità, invece, per il Comune di Milano: secondo il giudice bresciano Palazzo Marino era il committente dell’appalto con All System, ma la definizione delle misure di sicurezza non era di sua competenza, mentre lo era del procuratore generale e dunque del Ministero.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa