Al 29enne di origini tunisine individuato ed intercettato dalla polizia vengono contestati i reati di omicidio e sequestro di persona.
Roma – Tutto è partito lo scorso 30 gennaio, quando un uomo si presenta al pronto soccorso di Tor Vergata con una ferita da arma da fuoco nella parte posteriore del torace. Sentito dai poliziotti nell’immediatezza, la vittima dichiara di aver subito un tentativo di rapina, fornendo una versione dei fatti che dal primo momento appare solo parzialmente veritiera. Le indagini avviate dalla Polizia di Stato a seguito dell’episodio sono culminate in un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma ed eseguito dalla Squadra Mobile della Questura.
Al 29enne di origini tunisine, individuato ed intercettato dalla Polizia di Stato, sono contestati i reati di omicidio e sequestro di persona, entrambi attestatisi alla fase del tentativo, ma aggravati dal metodo mafioso. L’attività investigativa nata dall’episodio, supportata da una serie di attività tecniche, ha infatti indotto la discovery di un network criminoso, in cui si intrecciano le storie di una basilare attività di spaccio di sostanze stupefacenti, alimentate dal disegno ben studiato di commissionare il sequestro della vittima all’indagato insieme ad un complice.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, infatti, il giorno del ferimento, il 29enne, a bordo di un’utilitaria, avrebbe iniziato a seguire la Fiat Panda guidata dalla vittima, evidentemente aspettando il momento propizio per mettere a segno l’originario disegno criminoso. L’uomo preso di mira, tuttavia, probabilmente intuendo quello che stava per accadere, avrebbe costretto con una manovra i suoi inseguitori a superarlo. A quel punto, dopo essere stato attinto al torace da un colpo di pistola, era riuscito a scendere dall’auto, schivando altri due colpi e a trovare rifugio in un bar, dove nessuno dei presenti, che avevano assistito alla sparatoria, si era voltato dalla sua parte o aveva allertato le forze dell’ordine.
La dinamica dell’accaduto, che ha restituito il quadro di imputazione contestato all’odierno indagato, è stata ricostruita dagli agenti della Squadra Mobile grazie al confronto incrociato delle immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza della zona. Uno degli autori dell’agguato è stato identificato nell’odierno indagato, che si trova attualmente in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, gravemente indiziato dei reati di omicidio e sequestro di persona, entrambi tentati e tuttavia aggravati dal metodo mafioso. Sono ancora in corso attività di indagine tese ad individuare il complice e gli eventuali mandanti del disegno criminoso.