Spacciava senza l’ok del clan Strisciuglio: punito il pusher infedele. 8 arresti a Bari

Prima un fallito attentato, quindi il pestaggio. La vittima non ha denunciato ed è stata costretta a pagare 20mila euro per l’affronto commesso.

Bari – Sfugge ad un agguato grazie al passaggio di una pattuglia dei carabinieri, ma due giorni dopo subisce comunque la ritorsione del clan subendo un pestaggio in pieno giorno nell’affollato lungomare di Santo Spirito. E’ accaduto due anni fa ad un incauto pusher di cinquant’anni – che ovviamente si è guardato bene allora dal denunciare la cosa – per aver osato organizzare una propria attività di spaccio senza il consenso del clan Strisciuglio di Bari.

Nonostante l’omertà della vittima i carabinieri coordinati dalla Dda del capoluogo pugliese hanno fatto luce sull’accaduto e arrestato otto presunti affiliati alla frangia di San Pio-Enziteto del clan Strisciuglio sospettati di aver preso parte al pestaggio e per questo motivo indagati per estorsione continuata aggravata in concorso, lesioni personali in concorso, entrambe con l’aggravante del metodo mafioso, nonché di detenzione e porto abusivo di armi, anche clandestine.

Secondo quanto emerso dalle indagini la vittima era sfuggita a un agguato nel dicembre del 2022, qualche giorno prima della aggressione. Una imboscata fallita a causa del passaggio casuale davanti alla sua abitazione di una pattuglia di carabinieri che mise in fuga due persone che, armi in pugno, attendevano lo spacciatore. A confermarlo è stato il ritrovamento di una pistola semiautomatica e di una moto lasciati sul posto.

Gli accertamenti investigativi hanno evidenziato che a dare il via libera ai due episodi sarebbe stata la moglie del reggente del clan, iscritta nel registro degli indagati, dopo essere stata informata dell’avvio dello smercio di droga a Santo Spirito da parte del 50enne. L’arresto qualche giorno dopo di uno degli odierni indagati, e il fallito attentato al 50enne, nel clan hanno alimentato i sospetti di una presunta collaborazione con gli inquirenti della moglie del pusher che, nonostante fosse infondata, ha comportato una estorsione da 20mila euro a carico dei coniugi.

Soldi che per il gruppo criminale servivano “a riparare l’affronto subito e a pagare le spese legali“, spiegano gli investigatori. Le richieste estorsive sarebbero state rivolte anche ai familiari della coppia che hanno deciso di pagare per timore di ripercussioni, costringendo gli stessi coniugi a lasciare il Barese e a trasferirsi altrove. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno sequestrato un ingente quantitativo di sostanze stupefacenti e di armi clandestine, tra cui due Kalashnikov nascoste in un seminterrato appartenente a uno degli indagati finiti in carcere oggi. 

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