Alessia Pifferi il giornale popolare

Sola e dimenticata: la tragica morte di Diana

Verrà sottoposta a perizia psichiatrica Alessia Pifferi, la mamma che ha abbandonato la sua bimba di 16 mesi in un lettino da campeggio dove è stata ritrovata cadavere. Una delle pagine più nere della cronaca di questi anni difficili.

Milano – Diana è rimasta sola per sei giorni, nel monolocale del quartiere Lambro, nel mese di luglio, con le finestre sbarrate. E’ morta di stenti e disidratazione, tanto che al ritrovamento del cadavere la decomposizione aveva aggredito gran parte di quel martoriato corpicino. La bimba non è riuscita neppure a nutrirsi per quel poco che poteva, incapace di bere parte del latte dal biberon e parte dell’acqua da una bottiglietta che conteneva paracetamolo.

Mentre si consumava la tragedia la mamma della piccola stava nel bresciano con il suo compagno:

La donna in udienza

Lui mi ha detto che mi avrebbe riaccompagnata a casa, poi però ho visto che mi prendeva la mano e che si dirigeva a Leffe, lì ho capito che saremmo tornati a casa sua e non ho detto niente“. E’ una delle sconvolgenti dichiarazioni che rilasciava la donna per spiegare che, durante quei 6 giorni, i due siano passati per Milano, dove la bimba agonizzava. La scelta di non recarsi a controllare la figlia sarebbe stata, dunque, ponderata.

La Procura ha contestato nell’imputazione di omicidio volontario anche l’aggravante della premeditazione e dei futili e abietti motivi. E ancora “Sapevo che qualcosa di grave sarebbe potuto accadere alla bambina. Che avrebbe potuto morire”.

La piccola, scrivono i Pm fra i capi d’imputazione, “venne lasciata priva di assistenza e assolutamente incapace, per la tenerissima età, di badare a sé stessa, senza generi alimentari sufficienti e in condizioni di pericolo per la sua vita, legate anche alle alte temperature del periodo che causarono nella minore una forte disidratazione che portò alla morte“.

L’autopsia rivela piccoli pezzetti di pannolino trovati nello stomaco della bimba

Prima di abbandonarla a sé stessa Alessia aveva cambiato il pannolino alla figlia. Lo stesso pannolino che è stato in seguito trovato accanto al corpicino, i cui pezzetti presumibilmente sono stati trovati nello stomaco della piccola vittima durante l’autopsia.

Non era la prima volta che la donna lasciava la bimba in casa da sola, mentendo a parenti e vicini di casa, rassicurandoli con innumerevoli bugie, che la bimba era assistita da familiari o da una babysitter.

Diana “era un peso, che impediva ad Alessia, dopo il divorzio, di imboccare quella strada verso un futuro di libertà e spensieratezza. Avevo bisogno di respirare, volevo i miei spazi”.

La donna che non aveva un lavoro nel gennaio del 2021 aveva partorito Diana nella casa di un elettricista di Leffe. Lo stesso uomo con il quale si trovava mentre la figlia moriva. Il rapporto fra i due si era precedentemente interrotto perché lei ad aprile aveva conosciuto un’altra persona su Tinder. Un uomo di cui però la donna non ricordava il nome, né se potesse essere o meno il padre della bimba. A giugno però Alessia aveva ripreso a frequentare l’elettricista.

Alessia Pifferi e la bimba Diana

Dopo il divorzio la trentaseienne conduceva di fatto una vita movimentata, andando molto spesso a ballare, curando la sua immagine anche sui social e rientrando a notte fonda.

Non ero tranquilla perché sapevo di fare una cosa che non andava. Ha dichiarato la donna riferendosi all’abbandono della piccola. Frasi che suonano come un macabro rammarico che invece in aula la donna non ha mai dimostrato, mantenendosi fredda e distaccata. Una sorta di monologo interiore dove la donna sembra quasi stupirsi dell’ingiustizia del destino per un epilogo così drammatico.

La perizia psichiatrica fornirà forse elementi per capire come Alessia abbia potuto dissociarsi dal suo ruolo di madre per diventare l’aguzzina di una piccola innocente. Una cosa è certa: quella della piccola Diana rimane una delle pagine più nere della cronaca italiana.

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