Individuati dalla Gdf 80 professionisti che con un software che gli permetteva di evadere il fisco. Da Bari a Lecce, fino in Basilicata.
Bari – Avrebbero fatto ricorso a uno specifico sistema gestionale creato per favorire la rendicontazione dei compensi “non ufficiali” e ostacolare l’attività di accertamento dell’amministrazione finanziaria. Decine, tra il Barese, e le province di Lecce, Foggia, Taranto (e anche in Basilicata) i professionisti titolari di studi odontoiatrici coinvolti nell’indagine della Guardia di Finanza di Bari che ha portato all’esecuzione di un sequestro preventivo di beni del valore di cinque milioni di euro, quale presunto profitto del reato di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici per gli anni d’imposta dal 2016 al 2020. L’operazione è stata condotta all’esito di complesse indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura.
Le indagini hanno avuto origine da una verifica fiscale avviata dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari nei confronti di un’odontoiatra, con studio medico nella provincia barese, che consentiva di individuare l’ideatore e fornitore di un software gestionale che avrebbero consentito di registrare i compensi in nero ed eludere i controlli. Nel complesso, sono stati individuati 80 professionisti, 47 dei quali deferiti alle Autorità Giudiziarie competenti per territorio per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici di cui all’art. 3 del D.Lgs. n. 74/2000. Con una base imponibile sottratta a tassazione pari a circa 33 milioni di euro.
In seguito a perquisizioni locali e domiciliari disposte dalla Procura, sono stati scoperti numerosi supporti informatici, documenti e telefoni cellulari, nonché rinvenute copie di backup del citato software, utilizzato da numerosi altri odontoiatri. In particolare, dai successivi approfondimenti investigativi è emerso che il sistema gestionale in parola avrebbe consentito, secondo quanto finora accertato, di creare specifiche schede cliente nelle quali, oltre alle prestazioni certificate, attraverso la pressione del tasto F12, previa digitazione di una password nella disponibilità del titolare di ogni studio medico, era possibile rendicontare anche i compensi percepiti “in nero”.
Con il sistema era poi possibile memorizzare la contabilità “parallela” su supporti esterni (pendrive e hard disk), facilmente rimovibili in caso di controllo e non intellegibili senza l’uso delle particolari modalità di accesso illustrate; mantenere due distinti archivi informatici: uno “interno”, definito “gestionale”, contenente i “dati in chiaro”, per tali intendendo quelli cui seguiva l’emissione della relativa fattura fiscale; uno “esterno”, chiamato storico, memorizzato sui citati supporti esterni rimovibili (pendrive, hard disk, ecc.), idoneo a raccogliere i dati nella loro totalità e, dunque, anche quelli relativi alle operazioni non annotate nella contabilità ufficiale del professionista, non fatturate ai clienti e non dichiarate al Fisco.
L’analisi di quanto sottoposto a sequestro ha consentito di rilevare, altresì, come il citato ingegnere avesse creato delle chat – per il cui uso invitava alla prudenza – rimandando ulteriori spiegazioni ad incontri di persona e facendo riferimento alla contabilità “black”.
Sulla base degli elementi investigativi acquisiti nella prima fase, sintomatici di un coinvolgimento più ampio e strutturato di professionisti del settore, questo Ufficio giudiziario ha disposto ulteriori perquisizioni locali e domiciliari che hanno consentito di meglio definire il “perimetro operativo” e i “soggetti coinvolti” nel meccanismo di frode ipotizzato (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa).
Significative, al riguardo, alcune comunicazioni estrapolate dai dispositivi telefonici sequestrati nel corso delle indagini, nelle quali, ad esempio, si fa riferimento alla necessità di contabilizzare i pagamenti delle prestazioni sanitarie “in chiaro” o “in nero” a seconda che il cliente richieda o meno la fattura. In alcuni casi, inoltre, è stata rinvenuta documentazione extracontabile nella quale, in corrispondenza dei nomi dei clienti, era indicata la sigla N.F. allo scopo di specificare se il pagamento avvenisse “senza fattura”.
A fattor comune, utilissimi elementi di riscontro sono stati acquisiti attraverso le informazioni acquisite da pazienti sentiti nel corso delle indagini, molti dei quali hanno dichiarato di aver versato, sistematicamente e nel tempo, cospicui importi in contanti per le prestazioni sanitarie ricevute, senza il rilascio della prescritta documentazione fiscale.
Si segnalano, altresì, i rilevantissimi effetti sul piano della compliance generati dalla complessa attività investigativa in esame, testimoniati dal significativo incremento del fatturato, nelle annualità successive a quelle oggetto di indagine e verifica fiscale, da parte dei professionisti coinvolti. Come emerge, infatti, dalla consultazione dell’Anagrafe Tributaria, a partire dall’anno d’imposta 2022, il volume d’affari dichiarato, rispetto alla media rilevata nei periodi precedenti, si è attestato su valori in crescita mediamente del 56% circa, registrando, in alcuni casi, picchi superiori al 150%.